In Europa le cose della pandemia non vanno affatto bene. Il vecchio continente è l'unica regione al mondo in cui i decessi crescono (+5 per cento la scorsa settimana secondo l'Oms). Ma non tutti i Paesi tremano allo stesso modo. L'Austria (nella foto controlli a Innsbruck) è veramente messa male: 14.416 casi ieri per meno di 9 milioni di abitanti. L'industria del turismo austriaco è favorevole ad un lockdown immediato e pesante (attualmente riguardano solo i non vaccinati) per salvare la stagione invernale. In Belgio ieri riunione del comitato consultivo per discutere delle misure da prendere per arginare il picco di contagi (ieri 12.338 contagi in un Paese da 11,5 milioni di abitanti). Sarà reso nuovamente obbligatorio il telelavoro per quattro giorni a settimana. Si pensa a rendere obbligatoria la vaccinazione per l'intera popolazione. Nei Paesi Bassi (20.829 nuovi casi, record, e 44 morti) c'è un parziale lockdown: restrizioni nei contatti e un orario ridotto per ristoranti e negozi, obbligo di portare la mascherina e rispetto delle distanze sociali.
Record di decessi giornalieri in Russia: 1.247 con 36.626 nuovi contagi. In Ungheria il numero di decessi giornalieri è 178 e sono 10.265 i nuovi casi. Dati vicini al record storico. In Repubblica Ceca (22.479 contagi, incidenza 739) eventi pubblici vietati ai non vaccinati, anche se con tampone negativo. E la Slovenia ha l'incidenza più alta d'Europa (1.112) con 4.276 casi in un Paese di soli due milioni di abitanti.
In Irlanda (4.395 casi, incidenza a 598) locali chiusi entro mezzanotte e smart working per i lavoratori che posso farlo. Più tranquilla la situazione in Spagna (6.667 casi giornalieri e incidenza di 82). Alcuni governi regionali, tra i quali la Catalogna, sono però pronti a introdurre l'uso di passaporti vaccinali per entrare in locali, ristoranti ed eventi.
In Francia (19.778 contagi, incidenza a 121) l'Accademia francese della Medicina raccomanda di non somministrare il vaccino a tutti i bambini, ma solo a quelli che presentano «rischio di forme gravi a causa di comorbilità».
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