Gerusalemme ripiomba nella tensione. Il ministro della Sicurezza nazionale e leader del partito di destra radicale Potenza ebraica Itamar Ben Gvir ha visitato ieri mattina la Spianata delle Moschee, il Monte del Tempio per gli ebrei. Una visita che ricorda quella di Sharon nel settembre del 2000, alla vigilia della Seconda Intifada, e arriva tre giorni dopo il Jerusalem Day, una festa nazionale che commemora la «riunificazione» dopo la vittoria nella Guerra dei Sei Giorni nel 1967. Ben Gvir e decine di migliaia di nazionalisti israeliani hanno marciato attraverso la Città Vecchia per celebrare la presa della parte orientale della città, allora sotto controllo giordano. «Gerusalemme - ha detto ieri il ministro - è la nostra anima. Tutte le minacce di Hamas non aiuteranno, noi siamo responsabili di Gerusalemme e di tutta la terra di Israele».
La polizia ha precisato che «non c'è stato alcun incidente sul Monte del Tempio», usando il nome ebraico per il luogo sacro a ebrei e musulmani nel cuore della Città Vecchia. Ieri in serata un attacco con una macchina a Huwara ha causato un ferito israeliano. La tensione sale dopo la visita di Ben Gvir. La moschea di Al-Aqsa infatti è il terzo luogo più sacro dell'Islam. I non musulmani possono visitarlo, ma non pregare. Il complesso è anche il luogo più sacro per gli ebrei, che pregano al Muro Occidentale. I nazionalisti religiosi ebrei, compresi i membri della nuova coalizione di governo, hanno visitato sempre più spesso il sito e hanno chiesto uguali diritti di preghiera per gli ebrei lì, facendo infuriare palestinesi e musulmani in tutto il mondo.
La Giordania e la presidenza di Abu Mazen hanno subito condannato la visita. Il portavoce del ministro degli Esteri di Amman Sinan Majali ha parlato di «atti di provocazione». «Rappresentano una palese violazione - ha denunciato - della legge internazionale, così come dello suo storico e legale status quo e dei luoghi santi». Majali ha poi fatto appello alla comunità internazionale. Ha quindi ricordato che «il santo compound è luogo di fede esclusivamente musulmano».
Per Nabil Abu Rudeinah, portavoce del presidente Abu Mazen invece si tratta di «un aperto assalto al luogo santo che avrà conseguenze serie. I tentativi di Ben Gvir e i suoi simili estremisti di cambiare lo status quo sulla Moschea di al-Aqsa falliranno».
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