La manovra passa le forche caudine di Bruxelles ma la Commissione formula alcuni rilievi di cui la politica economica del ministro dell'Economia, Giancarlo Giorgetti dovrà tenere conto nel prossimo futuro. Si può tranquillamente parlare di promozione con riserva: il Documento programmatico di Bilancio dell'Italia è risultato «non pienamente in linea con le raccomandazioni» come quelli di Germania, Austria, Olanda e Lettonia. Francia, Belgio e Finlandia rischiano, invece, di dover varare una manovra correttiva, circostanza che per l'Italia il commissario agli Affari economici, Paolo Gentiloni, ha assolutamente escluso. Anche i Paesi «frugali», pertanto, non sono risultati irreprensibili.
A Roma, in particolare, è stato rimproverato ciò che già era stato messo all'indice in sede di previsioni d'autunno: il peso del Superbonus è troppo elevato e impedisce un rientro della spesa pubblica entro i parametri concordati con Bruxelles. La spesa primaria netta del 2023 risulta più alta rispetto alle previsioni con un effetto di trascinamento sul 2024 la cui evoluzione, al netto di questo sussidio, sarebbe stata al di sotto della soglia raccomandata. Tradotto in numeri, la Commissione vede un incremento della spesa dell'1,3% a fronte del +0,8% stimato dal governo che si sarebbe potuto considerare tranquillamente entro i parametri. Un altro elemento su cui si concentra il giudizio della Commissione riguarda i risparmi dall'eliminazione dei sostegni contro il caro energia. Essi valevano circa l'1% del Pil, tuttavia non sono stati utilizzati per ridurre il deficit, come avrebbe voluto Bruxelles.
Sempre sul lato della spesa si è guardato al taglio del cuneo, all'eliminazione dell'aliquota Irpef del 25% e ai rinnovi contrattuali. Queste misure, ha osservato Bruxelles, sono in parte compensate dalla spending review sui ministeri nonché da alcune piccole misure di aumento delle entrate. Il costo aggregato di queste norme è stimato allo 0,7% del Pil nel 2024, ma si prevede che la maggior parte di esse avrà effetto permanente. Anche questa è un'inferenza della Commissione perché non è detto che i tagli di tasse siano resi strutturali se insostenibili finanziariamente.
In ogni caso, l'Italia nei prossimi anni dovrà «riportare in linea il deficit nominale e quello strutturale», procedendo ad un «consolidamento fiscale». Il sentiero della manovra 2024, che taglia il deficit strutturale di un punto percentuale, non dovrà essere abbandonato in modo da riportare il debito/Pil su un percorso discendente.
Sereno il ministro dell'Economia, Giancarlo Giorgetti. «Tutto come previsto: nonostante l'eredità dell'impatto negativo di energia e Superbonus andiamo avanti con sano realismo», ha commentato. Il commissario Gentiloni ha invece spiegato perché l'Italia sia stata invitata dall'esecutivo Ue a «tenersi pronta ad adottare le misure necessarie per garantire che la politica fiscale nel 2024 sia in linea con la raccomandazione». Secondo l'ex premier, «non si tratta di una bocciatura, si tratta di un invito a politiche di bilancio prudenti e a un pieno uso delle risorse del Pnrr per gli investimenti». Un Piano sul quale la Commissione, forse immemore della recente revisione, avrebbe gradito maggiori ragguagli all'interno del Dpb sulle spese e sugli impegni adottati. Insomma, solo una richiesta di maggiori chiarimenti a fronte di un impegno a una maggiore continenza di bilancio.
«Inviti a prendere le misure opportune, ma non a fare manovre correttive», ha concluso Gentiloni. Nessun dramma, dunque.E ieri Moody's ha promosso «a stabile» in linea con quanto fatto per il Paese l'outlook di alcune aziende italiane tra cui Hera, Acea, Italgas, Snam, Terna, Cdp Reti, 2i Rete Gas e A2A.
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