Benzinai furiosi: "Scioperiamo". Il governo li invita a Palazzo Chigi

Oggi Urso e Giorgetti proveranno a mediare. I gestori vogliono la revisione delle misure annunciate.

Benzinai furiosi: "Scioperiamo". Il governo li invita a Palazzo Chigi

«Siamo stanchi di essere presi a schiaffi e di essere etichettati come speculatori». Si sfoga così Giuseppe Sperduto, presidente della Federazione dei gestori carburanti di Confesercenti, per esprimere le motivazioni alla base dello sciopero unitario indetto da tutte le associazioni il 25 e 26 gennaio. Il decreto trasparenza del governo, intervenuto per prevenire fenomeni speculativi alla pompa di benzina, viene vissuto come vessatorio dai gestori degli impianti. «La cartellonistica sul prezzo medio si andrebbe ad aggiungere ai 5-6 cartelli che già esponiamo. Insomma, creerebbe solo confusione agli automobilisti», osserva Sperduto, «una gran caciara per usare un termine che la premier, che è cresciuta qui a Roma alla Garbatella, conoscerà senz'altro». Oggi, alle 11.30, i rappresentanti dei gestori degli impianti saranno ricevuti a Palazzo Chigi. Un incontro a cui presenzieranno il ministro per le Imprese e il made in Italy, Adolfo Urso, e dell'Economia, Giancarlo Giorgetti, oltre al sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano. Tra le fila del governo c'è l'intenzione di ricucire un po' con la categoria, come dimostrano anche le parole del ministro del Turismo, Daniela Santanchè, che intervistata a Radio 24 si è detta «dispiaciuta per lo sciopero» perché «non abbiamo detto che la maggioranza si sta comportando bene, ma qualche furbetto come sempre c'è».

A essere indigeste sono state le dichiarazioni di alcuni ministri, che avrebbero scatenato le ire di consumatori e organi di stampa. «Ci ha dato fastidio», è la posizione di Bruno Bearzi, presidente di Figisc, Federazione italiana gestori impianti stradali. «Per ogni litro di benzina, noi abbiamo un margine medio di 3,5 centesimi lordi, già comprensivo dello 0,5 aggiuntivo che possiamo applicare al prezzo indicato dalla compagnia. Se non ci atteniamo, rischiamo una lettera di richiamo». Insomma, la posizione dei benzinai è che loro sono solo l'ultima ruota del carro e non possono essere la causa dei rincari alla pompa di benzina. E lo dicono citando i dati del ministero dell'Ambiente, che nella prima settimana dell'anno hanno indicato aumenti medi inferiori al reintegro delle accise.

Nell'incontro di domani si chiederà di mitigare alcune misure del decreto, come l'obbligo di comunicare il prezzo al ministero con cadenza giornaliera e non più settimanale: «Aggrava ulteriormente incombenze richieste solo a noi benzinai», prosegue Bearzi. «Chiederemo di rivedere l'inasprimento di sanzioni che erano già elevate, superiori a mille euro. Ora si aggiunge il rischio, in caso di inadempienze reiterate agli obblighi di comunicazione, di uno stop dell'impianto da 7 a 90 giorni. Questo significa che la compagnia ci manda a casa». I benzinai, poi, chiedono di non essere dimenticati con l'approssimarsi della transizione energetica: «Andremo incontro ad anni da lacrime e sangue», osserva Sperduto, «chiediamo quindi un tavolo di confronto al ministero con cui il governo possa prendersi carico della nostra situazione».

Non ci stanno i consumatori il Codacons ha chiesto al Garante degli scioperi di bloccare la mobilitazione: «Con tale sciopero i benzinai sembrano dimostrare di non gradire la trasparenza sui prezzi».

Mentre l'Unione Nazionale Consumatori chiede di evitare «scioperi strumentali» per «contrastare il decreto trasparenza». Ricordando alla categoria che «nel 2022 hanno commesso 2.809 violazioni della disciplina prezzi su 5.187 verifiche».

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