Berlusconi agli alleati: "Vinciamo solo se uniti"

I centristi di Ala tornano a bussare ad Arcore. Il Cavaliere: "Benvenuti ma voglio volti nuovi"

Berlusconi agli alleati: "Vinciamo solo se uniti"

Roma - Berlusconi lavora su due fronti: programma e rinnovamento interno. Sul primo punto non smette di consultarsi con economisti, esperti, rappresentanti di categorie. Lavora al suo «Albero delle libertà» che ripete: «dev'essere semplice, immediato, credibile». Le proposte sono vincenti. Ora si tratta di dimostrare come poterle mettere in pratica citando cifre e soprattutto le necessarie coperture finanziarie. Il Cavaliere ci sta lavorando.

Il secondo fronte riguarda il partito. L'ex premier sa di essere tornato centrale nel panorama politico ma soprattutto è consapevole di essere tornato «calamita». Tornano a bussare ad Arcore sia gli alfaniani sia i verdiniani. Con la caduta in disgrazia di Renzi sia gli uni sia gli altri si affannano per risalire sulla nave azzurra che abbandonarono anni fa considerandola ormai alla deriva. L'ex premier gioisce ma fino a un certo punto. Il controesodo è un problema dal momento in cui neppure tutti gli attuali parlamentari azzurri hanno la certezza di una ricandidatura. L'atteggiamento del Cavaliere è duplice: da una parte dà il benvenuto a chi rientra, dall'altro li avverte: «Prima arriva chi non mi ha mai abbandonato». Pare che ad alcuni senatori di Ala sia stato consigliato di bussare alla porta dei centristi di Cesa. In ogni caso si preannunciano movimenti dei campani Ciro Falanga e Domenico Auricchio; e dei lombardi Lionello Marco Pagnoncelli ed Enrico Piccinelli. Il refrain di Berlusconi, sul tema, è «Ghe pensi mi», «Ci penserò io». Valuterà caso per caso anche considerando il peso di ciascuno in termini di consensi, oltre - naturalmente - alla garanzia di tutti di essere a posto con i contributi al partito.

La sua idea, tuttavia, è quella di privilegiare «gente nuova» perché i «cambi di casacca non sono mai piaciuti e hanno contribuito ad allontanare gli italiani dai partiti e dal teatrino della politica».

Anche la questione liste-partito, è però prematura. Prima occorre sapere con che legge elettorale si andrà a votare. L'ex premier dice che vuole fare in fretta perché «dopo il mio governo, l'ultimo scelto dagli italiani, i cittadini hanno diritto di esprimersi». Tuttavia i tempi non sono strettissimi. Berlusconi vuole aspettare l'esito del congresso del Pd per capire «chi sarà il nostro interlocutore. Poi potremo valutare se ci sono margini per una trattativa e un conseguente accordo».

Naturale che il Cavaliere non sia così dispiaciuto se per la legge elettorale si tirerà un po' in là. Lui la campagna elettorale la farebbe lo stesso ma farla con la possibilità di essere nuovamente candidabile avrebbe tutt'altro peso. Poi, pur non entrando direttamente nella contesa che sta scuotendo il Nazareno, è evidente che Berlusconi non faccia il tifo per Renzi. Il quale è considerato ormai in disgrazia e soprattutto inaffidabile.

Sul fronte alleanze Berlusconi sceglie la strategia del «passo dopo passo». Considera fondamentale l'accordo con Lega, Fratelli d'Italia e altri cespugli del centrodestra perché «solo uniti possiamo vincere». Ma il clima con Salvini resta teso; anzi nullo. Ma prima c'è da trovare un accordo per le amministrative; per le politiche c'è ancora tempo.

Il patto per trovare candidati unitari in tutti gli enti locali chiamati alle urne si sta perfezionando quasi dappertutto. Bene. Come un bene è considerata la mano tesa di Meloni che parla di listone unico del centrodestra. Unici nodi: l'atteggiamento di Salvini e la richiesta di primarie che il Cavaliere continua a bocciare.

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