Berlusconi non ha dubbi: «Solo il centrodestra unito può fare da argine alla minaccia grillina». I sondaggi sul tavolo di Arcore confermano: nonostante i Cinque stelle stiano dimostrando di non essere in grado di amministrare la cosa pubblica, Roma in testa, i loro consensi continuano a crescere. L'ultima rilevazione di Ipsos per il Corriere parla di un 32,3 per cento contro il 30,9 di un mese fa. Crolla invece il Pd che precipita verso il 26,8 per cento perdendo ben 3,3 punti percentuali. Forza Italia, Lega e Fratelli d'Italia sorridono: azzurri e verdi sono appaiati al 12,8 per cento mentre il partito della Meloni cresce e si assesta al 4,6 per cento. Insieme farebbero oltre il 30 per cento. I sondaggi in mano al Cavaliere sono addirittura più positivi ma la conditio sine qua non per evitare che il Paese venga conquistato dalla Casaleggio e associati è che il centrodestra metta da parte battibecchi interni e ritrovi le ragioni dell'unità. Questo spera l'ex premier e i segnali che provengono da Salvini nelle ultime ore vengono giudicati positivi. Il leader del Carroccio ha cominciato a parlare di «federazione» di centrodestra, consapevole - forse - che da solo non avrebbe speranze contro i grillini.
Ma a spingere il leader del Carroccio verso il calumet della pace con gli azzurri non è soltanto la lettura delle intenzioni di voto che condannano alla sconfitta un centrodestra diviso. Ci sono, soprattutto, fattori interni: la Lega ribolle. Il Senatùr ha preso a far da pungolo a Salvini, contestandone la linea lepenista, destrorsa, antieuropeista e nazionale. Una voce che solo in apparenza è fuori dal coro. Soprattutto al Nord il verbo bossiano attecchisce e trova terreno fertile in tantissimi leghisti della prima ora che storcono il naso verso un Carroccio che fa rotta a Sud. Un esempio? Le ultime parole di Gianna Gancia, mica una qualsiasi, visto che la Gancia è capogruppo leghista in Regione Piemonte ma anche consorte del senatore Calderoli: «Noi abbiamo sostenuto fin dall'inizio che quel modello di Lega lepenista condannerebbe il nostro partito e la coalizione di centrodestra nel proprio insieme all'opposizione a vita o a fare da sponda a un movimento grillino destinato a far vincere la sinistra», riporta il sito lospiffero.it. Le imputazioni condivise da molti: aver accantonato la questione settentrionale, aver picchiato troppo duro contro Berlusconi, aver considerato un vecchio arnese Bossi che rimane un pezzo di cuore e anima della Lega. Non solo: il Carroccio al centro-sud non solo non sfonda ma arretra. In Emilia, per esempio, il numero degli iscritti sostenitori è precipitato: erano 1.168 nel 2015; sono crollati a 522 nel 2016. Come non tenerne conto?
Sul fronte di Fratelli d'Italia, invece, si continua a chiedere che Berlusconi rinunci a qualsiasi tentazione nazarenica, firmando una clausola anti-inciucio. La risposta degli azzurri sembra positiva posto che anche ieri Forza Italia è andata all'attacco del Pd. L'accusa: la legge Delrio (quella della finta abolizione delle Province ndr) è un disastro. Questi enti locali non vengono più eletti ma continuano a gestire 130mila chilometri di strade e 5.100 scuole superiori dove studiano 2 milioni e mezzo di ragazzi.
Ma le Province non hanno più autonomia finanziaria e sono in «rosso» per circa 650 milioni di euro. E Forza Italia va all'attacco: intervenga subito il governo. Ma Meloni alza la posta: «Alleati solo se il Cavaliere lascia il Ppe».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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