Berlusconi: "Azzurri al 30%". E loda il premier: saprà gestire

Il Cavaliere: «Vedrò Meloni e Salvini ai primi di gennaio Tra alleati una stretta di mano vale più di una firma»

Berlusconi: "Azzurri al 30%". E loda il premier: saprà gestire

Il vertice con gli alleati? Per Silvio Berlusconi si potrà fare «la prima settimana di gennaio». Doveva essere a Natale, spiega il leader di Forza Italia a Coffee Break su La7, ma è stato «rimandato fino a quando non si fossero chiuse le Camere e aperta la campagna elettorale». Con Matteo Salvini e Giorgia Meloni, assicura, «nessun problema, siamo alleati, non concorrenti» e «il programma, l'abbiamo già visto assieme». Ma niente patti e notai, come voleva il leader della Lega: «Tra alleati una stretta di mano vale molto di più di qualsiasi firma».

Il Cavaliere cita i sondaggi favorevoli, con Fi al 16,5%-17%. E lui intende portarla al 30%, come fece 5 anni fa, quando cadde il governo Monti, fu «tirato per i capelli» da amici e sostenitori e «in 23 giornate di campagna elettorale guadagnammo 10 punti». La coalizione, allora, potrà sfondare il 40%.

Berlusconi ha anche parole di apprezzamento per il capo del governo. «Gentiloni - dice - continuerà a essere il presidente del Consiglio nel delicato periodo che va dallo scioglimento delle Camere alle elezioni. È persona gentile e moderata, e credo che saprà gestire questo periodo di transizione con avvedutezza».

Poi replica agli attacchi dei grillini sulla sua proposta del «reddito di dignità», che sarebbe copiata dal «reddito di cittadinanza» grillino. «Assolutamente no - afferma il Cav -, semmai abbiamo copiato l'economista americano Milton Friedman». Per l'ex premier, la misura fiscale del M5s «è insostenibile per i conti pubblici», perché «non si potrebbe mai arrivare a pagare». Proprio Grillo, Di Maio & company sono gli avversari da fermare. Hanno raccolto, dice Berlusconi, «un voto di protesta», quello «dei disgustati, degli arrabbiati», ma se vincessero le elezioni sarebbero «un vero pericolo per il nostro futuro e la nostra democrazia». Basta pensare che «l'87% dei parlamentari non ha mai lavorato, sono assolutamente impreparati e incapaci». In più, hanno l'«invidia nei confronti di chi ha: il ceto medio e gli imprenditori che producono ricchezza, invidia che si traduce talvolta persino in odio». Il loro, quindi, è «un movimento pauperista». E qui il Cav parla della disaffezione degli italiani per la politica, della bassissima affluenza alle Regionali siciliane («tra gli astensionisti molti erano di centrodestra) e conclude: «Quando la percentuale dei votanti scende sotto il 50%, è in pericolo la democrazia».

Quanto alla sua agibilità politica, Berlusconi si aspetta da Strasburgo «un responso di giustizia: non si può condannare qualcuno con una legge successiva ai fatti di cui si discute. La retroattività della legge Severino andrebbe cancellata».

Rivendica poi il suo «europeismo», ricorda che l'Ue «ci ha dato 70 anni di pace». Ma «il 56% degli italiani non la vede di buon occhio» e deve cambiare: «Meno burocrazia e deve diventare una potenza militare, per contare nel mondo».

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