«Guido Bertolaso è e resta il candidato di Forza Italia. Ha la mia piena fiducia ed è la migliore soluzione per Roma». Silvio Berlusconi chiude la lunga partita romana e conferma la sua scelta originaria, quella inizialmente sposata da Matteo Salvini e Giorgia Meloni nella nota congiunta del 12 febbraio scorso, prima del dietrofront. La decisione di blindare Bertolaso matura nel corso di una giornata fitta di incontri e telefonate. In mattinata il presidente di Fi si confronta a distanza con Giovanni Toti, Paolo Romani, Niccolò Ghedini, Altero Matteoli e Renato Brunetta. A pranzo poi riceve Guido Bertolaso, Gianni Letta e Antonio Tajani. Con i commensali Berlusconi non si sbottona, esamina scenari e conseguenze delle possibili scelte, fa capire che la sua intenzione è quella di rispettare la parola data, senza piegare la testa, optando per una soluzione che non mandi in frantumi l’unità del centrodestra.
Sostenere Alfio Marchini (con il quale Berlusconi ha avuto colloqui sia sabato scorso che giovedì sera) - spiega - sarebbe letto all’esterno come un riposizionamento strategico, come una svolta centrista rischiosa per l’unità della coalizione. Invece Forza Italia deve essere concentrata sull’obiettivo delle Politiche e, a più stretto giro di posta, sul referendum costituzionale sul quale bisogna investire il massimo delle forze. Battaglie per le quali è impensabile scendere in campo con schieramenti diversi da quelli con Lega e Fdi e in vista delle quali è arrivato il battesimo - sotto l’egida di Fulvio Martusciello e Luigi Vitali - del primo Dipartimento dei Difensori del Voto: quello pugliese. Una iniziativa pilota salutata da Berlusconi con soddisfazione «perché sappiamo l’abilità della sinistra nell’annullare schede elettorali a noi favorevoli». La decisione definitiva arriva nel pomeriggio, attorno alle 16. Poco prima Matteo Salvini commenta: «Il caso Roma per noi è chiuso.
Ma non avrà conseguenze sul centrodestra». E poi in serata, ricordando che anche a Torino e Novara la Lega corre senza Fi, ironizza: «Qualcuno in Forza Italia forse pensa che si voti il 5 giugno dell’anno prossimo...». I dirigenti di Forza Italia telefonano ad Alfio Marchini (che cinguetta: «Oggi anche formalmente il centrodestra è morto, è una buona notizia») e Francesco Storace (che commenta: «Peccato, così si uccide la speranza»), per informarli della decisione presa. Poi il comunicato. «Noi abbiamo fatto del mantenimento della parola data la regola del nostro impegno politico» spiega Berlusconi. «Per questo non possiamo accettare che gli accordi pubblicamente assunti vengano disattesi, men che meno per calcoli egoistici di partito.
Per questa ragione, pur dispiaciuti che a Roma non si sia potuta realizzare l’unità del centrodestra, ribadiamo il nostro deciso sostegno a Guido Bertolaso, l’unico in grado di risollevare la capitale dallo stato di degrado in cui si trova dopo anni di cattiva amministrazione. Il suo curriculum non permette alcun dubbio al riguardo per le tante emergenze che ha saputo risolvere, con competenza e decisione, nella sua lunga carriera. Invitiamo i romani a scegliere il sindaco non per simpatie e vicinanze politiche, ma avendo a cuore soltanto il loro concreto interesse e l’interesse della loro città». Ai dirigenti a lui più vicini Berlusconi confessa di sentirsi sollevato e a posto con la coscienza, dopo le tante pressioni. «So di aver fatto la scelta giusta, adesso sta a Guido fare una bella campagna elettorale, con umiltà, continuando ad andare in giro per Roma.
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