Berlusconi apre la trattativa con il Pd sulla legge elettorale. Ma non farà la prima mossa perché «sono loro a dover fare una proposta. Il boccino l'hanno in mano al Nazareno». Si sa che il Cavaliere, visto che il sistema ormai è tripolare, faccia il tifo per il proporzionale puro. Tuttavia considera come «il male minore» l'apertura fatta di recente dal ministro Dario Franceschini quando ha parlato di premio alla coalizione. La settimana prossima, quando Berlusconi arriverà a Roma per degli incontri con i big del partito, il dibattito dovrebbe entrare nel vivo. Ed è probabile che l'ex premier convochi pure un ufficio di presidenza per parlare e confrontarsi anche con i suoi parlamentari. Il premio alla coalizione, quindi, potrebbe essere una buona carta su cui imbastire una trattativa e dotare il Paese di una buona legge elettorale che, ripete, «deve essere omogenea tra Camera e Senato». È la linea Mattarella.
La questione dell'eventuale premio da assegnare alla coalizione ha degli effetti anche sulle alleanze future. Se così fosse i rapporti con Salvini potrebbero rasserenarsi di colpo: Lega e Forza Italia correrebbero da soli; alleati ma non fusi. L'ideale sia per Berlusconi sia per Salvini. Un Salvini che scalpita e continua a mandare diktat agli azzurri, convinto com'è di poter fare il leader di tutto il centrodestra. Spalleggiato dalla Meloni, chiede a gran voce le primarie, forte del fatto che il suo elettorato è tradizionalmente militarizzato, a differenza dei simpatizzanti azzurri. Ed ecco che l'eventuale accordo sul premio alla coalizione potrebbe anche disinnescare la mina primarie. In quel caso i partiti correrebbero da soli, seppur alleati. E a esprimere la leadership sarebbe il partito che, nella coalizione, prende anche un solo voto in più dell'alleato. Insomma, un sano braccio di ferro. Ecco la strategia del Cavaliere che, forse, potrebbe andare bene anche a Salvini.
Il capo del Carroccio, se a livello nazionale mostra i muscoli, in quello locale è molto più tenero. In Veneto, per esempio, tra azzurri e verdi è scoppiata la pace. Dopo l'affaire Bitonci, leghista sfiduciato mesi fa, ora s'è trovata la quadra anche a Padova. Sarà sempre Bitonci a correre con la rassicurazione dell'appoggio azzurro. Determinanti per giungere alla pace sono stati il coordinatore azzurro del Veneto, Marco Marin e il senatore Niccolò Ghedini, vicinissimo a Berlusconi. «Certamente Bitonci tornerà sindaco e potrà riprendere l'ottimo lavoro che stava svolgendo - dice il senatore - L'auspicio è che questa coalizione possa estendersi anche ad altre forze politiche o civiche». Non solo Veneto: Lega e Forza Italia dovrebbero andare a braccetto anche in Lombardia, Piemonte, Liguria, Friuli Venezia Giulia. Importantissima sarà la battaglia di Genova ma qui, a gestire la trattativa, c'è forse il forzista più in sintonia con il Carroccio: il governatore azzurro Giovanni Toti. Scontato, quindi, che si troverà la quadra sulla candidatura anche nella città della Lanterna.
Le distanze a livello nazionale, tuttavia, rimangono. Salvini è decisamente antieuro e ribadisce il suo ultimatum: o si è d'accordo con la Lega a rivedere tutti i trattati o l'alleanza non s'ha da fare. Il Cavaliere invece è più cauto anche se ha sempre criticato l'Europa a trazione tedesca. E ora che pure la Germania parla di Europa a due velocità, al Cavaliere vien da dire: «Come sempre avevo ragione io».
Una posizione netta sul tema, tuttavia, l'ex premier non l'ha ancora presa. Vuole studiare bene il «file», confrontandosi anche con esperti economisti. Di certo il problema c'è e da quasi dieci anni il Cavaliere lo ha denunciato in tutte le sedi più autorevoli. E presto si rifarà sentire.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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