Berlusconi indica Tajani: "Bella scelta come premier"

Il leader lancia il presidente dell'Europarlamento: "Ma ho anche altre due possibilità che non vi svelo"

Berlusconi indica Tajani: "Bella scelta come premier"

L'aveva già detto, Silvio Berlusconi, ma a 40 giorni dalle elezioni suona ancor più come un'investitura. «Se fosse possibile avere Antonio Tajani come premier sarebbe un'ottima scelta». A Rtl 102.5 il leader di Forza Italia spiega che si tratterebbe di «una perdita per l'Italia a livello internazionale», perché dovrebbe rinunciare a fare il presidente dell'Europarlamento quando ha ancora un anno davanti, ma se il Paese e il partito chiamano...

Nella due giorni a Bruxelles il Cavaliere ha avuto conferma della «stima» che il personaggio riscuote a livello europeo, per le sue prese di posizione «impeccabili», moderate, diplomatiche, nei vertici dell'Ue e nel Ppe, cui certamente piacerebbe vederlo a Palazzo Chigi. Tajani sarebbe un candidato premier affidabile per l'Europa, gradito ad Angela Merkel come ad Emmanuel Macron. E poi, dice chiaro l'ex premier, pesa l'elemento fedeltà: «Anche nel lavoro con me è ideale». In questi giorni il numero uno dell'europarlamento, tra i fondatori di Fi, è ad Arcore accanto al leader azzurro, per risolvere il complicato risiko delle candidature. È lui il preferito, l'alter ego di un Berlusconi incandidabile. Anche se Tajani ripete che sta bene al suo posto e il Cavaliere assicura di avere «altre due possibilità in serbo», di cui non fa i nomi per evitare il «tritacarne mediatico».

E come la pensano Matteo Salvini e Giorgia Meloni? L'ex premier spiega di averne parlato «ripetutamente» con gli alleati, ma Tajani potrebbe entrare in gioco dopo le elezioni e prima bisogna vincerle e vincerle bene. Proprio il suo profilo europeista e moderato, però, non lo rende molto gradito ai leader sovranisti di Lega e Fdi. «Non è il candidato di Fdi - precisa la Meloni - che come si sa sono io, perché vogliamo la prima donna premier. Gli italiani scelgano qual è la proposta che li convince di più. Certo, a capo dell'Italia preferisco una persona più capace di puntare i piedi in Europa di quanto abbia visto in questi anni». E Salvini, che a palazzo Chigi vuole andare a tutti i costi, magari anche con qualche strana alleanza, preoccupato per il grillino Luigi di Maio che gli dà del «venduto», cerca di distinguersi dal Cav, ribadisce che «il premier lo sceglie chi vota il 4 marzo».

Berlusconi ha appena cercato di chiudere la polemica interna sul 3% del rapporto deficit-Pil fissato dall'Ue, ma il leader leghista apre un altro contenzioso, sui dazi in Usa. Pur ammirando le «spalle larghe» di Donald Trump di fronte agli attacchi, il Cav pensa che abbia «il vizio di decidere molto in fretta» e l'ultima scelta protezionista non l'approva, condivide le critiche della Cancelliera tedesca, ricorda che cosa i dazi hanno significato nella storia: «Non hanno prodotto bene per l'economia e i cittadini ma il contrario». Per Salvini, invece, «Trump difende l'industria americana, con i dazi. Sta facendo quello che ha promesso in campagna elettorale, a differenza dei politici italiani. Tutti lo attaccano, ma io voglio fare in Italia la stessa cosa. I dazi si possono mettere».

Pensare che Berlusconi ricorda ancora una volta che con Matteo c'è «identità di vedute sostanziale», che lui gli riconosce «una maggiore esperienza». E si prepara, al suo fianco, a lanciare contro i «dilettanti della vita, diventati mantenuti della politica» del M5S, la sua «ultima sfida». Sicuro di vincerla.

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