Ora lo strappo pare definitivo. Quel berlusconiano «non possiamo certo andare con i lepenisti», detto a senatori e deputati azzurri, sembra la pietra tombale sull'alleanza con Salvini e Meloni. D'altronde le strategie di Forza Italia e Lega divergono e il Cavaliere non ha nascosto i suoi obiettivi: puntare al proporzionale per sganciarsi dall'abbraccio mortale del Carroccio, sedersi a un tavolo con un Pd magari depurato dall'anima più radicale, dar vita a una Grosse Koalition alla tedesca per imporre un'agenda fatta di tagli alla spesa pubblica e alle tasse. Sull'Europa, poi, Forza Italia è molto critica ma vuole rimanere ancorata alla grande famiglia del Ppe, senza sposare tesi troppo radicali quale quelle dell'uscita dall'euro. Non solo: Berlusconi non ha mai amato le primarie, ritenendole poco serie e truccabili; primarie che invece sono reclamate un giorno sì e l'altro pure dal capo del Carroccio. La convinzione del Cavaliere, poi, è che «con un centrodestra a guida Salvini non si va oltre il 20 per cento. E quindi non serve. E poi i vari Renzi, Di Maio, Di Battista, Salvini e Meloni sono bravi in tv. Ma non basta questo per saper governare. Occorrono saggezza ed esperienza». Ad allontanare i due, poi, c'è senza dubbio una differenza di stile che diventa pure ontologica. Salvini è ruvido, ruspante, graffiante. E spesso ha attaccato a testa bassa Berlusconi utilizzando toni ultimativi e sprezzanti. Cosa che, si fa notare, non è nelle corde dell'ex premier, se si esclude la battuta dell'altro ieri del «giovane comunista».
Salvini, invece, persegue tutt'altro obiettivo. Innanzitutto fa il tifo per il Mattarellum, sistema che gli garantirebbe il pieno in Veneto, Piemonte e Lombardia. Inoltre vuole il voto subito per non permettere a Renzi di risollevarsi. Forte delle vittorie dei «sovranisti» in mezz'Europa e Oltreoceano, il capo della Lega intende sfruttarne l'onda lunga. In più vorrebbe impossessarsi dello scettro di leader della coalizione di centrodestra e cannibalizzare Forza Italia. Un'Opa ostile a cui Berlusconi intende opporsi. Il capo del Carroccio, poi, vuole sfruttare il momento di crisi del Pd e giocarsela subito, senza aspettare la probabile resurrezione di Renzi. Per ora Salvini mostra i muscoli e nei confronti di Berlusconi torna a usare toni beffardi: «Anche in questo caso le vicende aziendali, personali e familiari prevalgono su ragionamenti più generali. Può essere comprensibile dal punto di vista umano ma non quello dei cittadini», dice. E ancora: «Per Berlusconi Prodi ha governato bene... Siamo pronti a sostenere il governo Gentiloni... Giusto allontanare la data delle elezioni... Non possiamo andare con i lepenisti... Salvini è un comunista.... Mah, che dite - dichiara ai cronisti - sarà il freddo?».
Il freddo, anzi di gelo, è tra gli alleati. C'è chi sostiene che dopo le ultime dichiarazioni dei due leader, si siano subito mossi gli sherpa dei rispettivi partiti per tentare una ricucitura. Ma sia dal fronte sia dal fronte leghista lo scetticismo regna sovrano. Se sarà rottura definitiva, tuttavia, per la Lega sarà arduo vincere da sola o con Fratelli d'Italia. Il rischio «ghetto» è dietro l'angolo. Così, un parlamentare del Carroccio si lascia sfuggire: «Se così fosse non ci resta che cercare una sponda coi grillini».
Peccato che i rapporti tra Carroccio e Movimento 5 Stelle siano ridotti al lumicino e che lo stesso Salvini abbia bocciato un'alleanza con il comico: «Nei Comuni dove governano, ma anche a Roma e a Bruxelles sono più a sinistra del Pd. E sono l'accoglienza indiscriminata. Che alleanza sarebbe?». Ma la politica è l'arte del possibile.
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