Berlusconi, no al listone: il mio nome sul simbolo

Il Cav frena su voto anticipato e coalizione unica Legge elettorale, timori per l'asse Pd-M5s-Lega

Berlusconi, no al listone: il mio nome sul simbolo

Berlusconi frena sul voto anticipato ma trema. C'è il rischio che Renzi, Lega e Movimento 5 Stelle abbiano siglato un patto sulla legge elettorale e che forzino per andare al voto prima dell'estate. Il pericolo c'è ma il Cavaliere confida in altre variabili che invece giocano per l'ipotesi di andare alle urne dopo l'estate. In primis non tutto il Pd la pensa come il segretario; poi c'è il fattore Gentiloni: anche il governo non ha alcuna fretta di far le valigie e l'intervista del ministro per lo Sviluppo economico Carlo Calenda è stata apprezzata nel suo passaggio forte («Andare alle elezioni a giugno è un serio rischio per la tenuta del Paese» ndr.); poi c'è il fattore Mattarella: il capo dello Stato scioglierebbe le Camere senza che il Parlamento abbia armonizzato la legge elettorale di Camera e Senato? Evidentemente no e non è scontato che Renzi, Grillo e Salvini trovino la quadra dando vita a una «inconsueta alleanza» per andare al voto subito. E poi c'è l'agenda internazionale che gioca a favore del Cavaliere: a fine maggio si apre a Taormina il vertice dei Sette Grandi e occorrerebbe che il governo che presiede il G7 sia nel pieno delle sue funzioni. In ogni caso, poi, sembra che il Parlamento non abbia alcuna fretta di correre per dotarsi di una nuova legge elettorale e favorire l'autoscioglimento: si aspetteranno le motivazioni della sentenza della Consulta e poi si discuterà in Commissioni. I tempi non paiono strettissimi, quindi.

Questo per quanto riguarda il metodo. Nel merito Berlusconi ha ribadito le sue convinzioni: serve un proporzionale e occorre evitare il listone unico. L'abbraccio con la Lega risulterebbe mortale e sul punto l'ex premier non molla: serve andare alle urne con una lista dove sia presente il nome Berlusconi. Il brand è garanzia di successo. Se poi, nel mentre, la corte di Strasburgo dovesse riabilitare il Cavaliere, i sondaggi sarebbero destinati a lievitare. In ogni caso il Cavaliere tiene all'alleanza storica perché, come dicono i sondaggi, il centrodestra è al 34-35%. Uno sforzo e si potrebbe raggiungere quota 40 e acciuffare l'eventuale premio. Altra questione su cui il leader di Forza Italia non vuole mollare sono le preferenze, tanto invocate invece da Fratelli d'Italia. «Sono fonte di corruzione», taglia corto l'ex premier. Il tentativo di arrivare al tavolo della discussione con una proposta comune di tutto il centrodestra in materia di legge elettorale, pertanto, rimane una chimera. I rapporti restano tesi, se non inesistenti, specie col Carroccio. Il Cavaliere minimizza e cerca di non rispondere a quelle che ritiene «provocazioni». E non risponde neppure all'offerta di Verdini che, deus ex machina del vecchio patto del Nazareno, s'è fatto avanti offrendosi come facilitatore per un accordo tra i due ex premier proprio sulla legge elettorale. L'offerta del leader di Ala sarebbe un sistema misto: 50% maggioritario e 50% proporzionale.

Un inno al compromesso perché, come dice Verdini, «c'è chi ritiene che i collegi siano la soluzione di tutti i mali. C'è chi pensa, invece, che il proporzionale rappresenti di più il Paese nel suo complesso. Una legge, come la nostra può dare delle soluzioni». Ma Berlusconi non sembra interessato.

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