Berlusconi non si fida: i dem regolano i conti sulla pelle degli italiani

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Berlusconi non si fida: i dem regolano i conti sulla pelle degli italiani

Renzi lancia il congresso e Berlusconi sta a guardare. Ma non si fida ancora molto dell'ex premier che già una volta l'ha «tradito». Come sempre non interviene direttamente in questioni che riguardano gli altri partiti. Tuttavia non può che constatare come il Pd sia costantemente a un passo dall'esplosione. Un fatto per cui il Cavaliere non gioisce perché, come ripete sempre, «noi guardiamo sempre all'interesse degli italiani e non a quelli di partito. E non siamo mai stati, come invece ha sempre fatto la sinistra, per il tanto peggio tanto meglio». Renzi si (ri)mette in gioco ma Berlusconi non prende posizione.

Lo fa il partito, compatto, non facendo alcuno sconto all'ex sindaco di Firenze. Il capogruppo al Senato Paolo Romani al Giornale confida: «Renzi? Mi sembra il festival dell'incertezza: non una parola sulla durata del governo; non una parola sulla possibile data delle elezioni; e neppure sulla data del congresso del Pd. Se Renzi s'era presentato come il decisionista per eccellenza, beh... il suo decisionismo mi pare un po' appannato». Quindi sprona il centrodestra: «La divisione profonda del Pd è un'occasione estremamente propizia che il centrodestra ha il dovere di cogliere, evitando di commettere lo stesso errore. Dobbiamo approfittare di queste spaccature e mettere in campo un programma unitario, credibile e alternativo alla sinistra, che comprenda soluzioni concrete in materia di tasse, lavoro e immigrazione».

Anche il capogruppo alla Camera Renato Brunetta va giù duro: «Per Renzi l'Italia non esiste; non esistono disoccupazione, debito, deficit, Pil allo zero virgola. E questo sarebbe uno statista?». E ancora: «Renzi guarda l'ombelico del Pd e ignora i bisogni del Paese». Ma ce n'è anche per il ministro dell'Economia Padoan: «Renzi e Padoan sono dei falliti: nel 2017 il debito doveva scendere al 125,1% del Pil invece arriverà al 133,3%; il deficit doveva scendere allo 0,9% mentre veleggia sempre più verso il 3%, al 2,4%. Nel 2018 sarà al 2,6%». Non piace la «melina» che l'ex premier sta facendo: «Tra le tre opzioni in campo, voto a giugno, in autunno o a febbraio 2018, Renzi ha scelto la peggiore: l'incertezza. Irresponsabile!».

Dura anche Deborah Bergamini: «Niente di peggio che vedere un segretario rottamatore costretto a fare melina per non finire travolto dalle 11 correnti del Pd».

Insomma, per Berlusconi Renzi sta regolando i suoi conti con il Pd sulla pelle degli italiani. E questo è inaccettabile. Una posizione, questa, che riavvicina e unisce le opposizioni anche se i rapporti con la Lega, dopo le scintille degli ultimi giorni, restano burrascosi. A lavorare per la ricucitura è soprattutto il governatore ligure Giovanni Toti che ribadisce come «l'alleanza con la Lega è indispensabile, possibile e vincente; e bisogna lavorare a un centrodestra nuovo nel caso in cui l'Italicum resti la legge elettorale con la quale rinnoveremo il Parlamento.

La lista unica può essere la vera soluzione vincente e l'unico argine ai grillini dopo l'implosione del Pd». Niccolò Ghedini invece, senza entrare nel merito della lista unica, getta acqua sul fuoco: «I rapporti con la Lega sono difficili solo nelle ricostruzioni giornalistiche. C'è già un programma comune e con Berlusconi in campo possiamo arrivare al 40%».

Ma il capo del Carroccio, ribadisce: «La Lega, con le sue idee e persone nuove, può vincere le elezioni senza doversi alleare con nessuno. Chiunque sia europeista o voglia governare con Renzi non sarà nostro alleato». La tensione resta.

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