Berlusconi punta sul rilancio: "Torni l'Europa dei popoli"

Politica estera e difesa comuni, piano sugli immigrati Il Ppe: «Uno statista, non ha bisogno di riabilitazioni»

Berlusconi punta sul rilancio: "Torni l'Europa dei popoli"

Parla da stratega, di nuovo rispettato e ascoltato in Europa, Silvio Berlusconi a Bruxelles. Lo riconosce anche Manfred Weber, capogruppo Ppe: «È uno statista, non ha bisogno di riabilitazioni». Il Cavaliere lancia messaggi importanti all'Ue, all'inizio della sua missione di due giorni nella capitale belga. Il primo è sul Patto di stabilità e il tetto del 3% al rapporto tra deficit e pil. «La nostra volontà è rispettare questa regola, anche se è discutibile e concordo con Tajani quando dice che può essere superata». Il leader di Forza Italia lo spiega dopo l'incontro con il segretario del Ppe, Antonio Lopez, che gli garantisce «l'appoggio chiarissimo» dei popolari europei. Il secondo messaggio riguarda la revisione del prossimo bilancio dell'Ue, per destinare più fondi al contrasto del terrorismo e all'emergenza dell'immigrazione, rivedendo il Trattato di Dublino e il sistema dei rimpatri.

Il Cavaliere ne parla prima con il negoziatore Ue per la Brexit, Michel Barnier e poi con il presidente della Commissione europea, Jean Claude Juncker, che condivide la necessità di un piano Marshall per l'Africa, in modo da far crescere le economie locali ed evitare l'esodo. C'è anche il numero uno dell'Europarlamento Tajani al colloquio. All'uscita il Cav sottolinea «l'antica amicizia» con l'ex premier del Lussemburgo e la soddisfazione per l'accordo trovato su tanti problemi. «Ho parlato - dice - della necessità di aumentare le guardie europee alle frontiere esterne, di nuovi Hotspot per i migranti da creare anche in Italia, del rapporto con la Russia di Putin, con cui le relazioni devono tornare amichevoli». Berlusconi riafferma con il suo viaggio che «l'Europa è imprescindibile», ma aggiunge che va cambiata per avvicinarla ai popoli. «È difficile ritenere - spiega, sullo spinoso tema del bilancio - che quella del 3% sia una regola corretta, perché il deficit annuale di ogni Stato deve essere adattato alle diverse esigenze di sviluppo. Ma per quanto ci riguarda la riforma fiscale prevista dal nostro programma ci permetterà di rispettarla, perché attraverso la flat tax salirà il pil e il deficit, che oggi è al 134%, sarà ridotto almeno a quel 125% che era al momento del colpo di stato del 2011, quando fui costretto alle dimissioni».

Nei suoi incontri il Cavaliere insiste sulla necessità di una politica estera e della difesa comuni in Europa: «Così risparmieremmo miliardi e l'Ue diventerebbe un vera potenza militare mondiale». Quanto alla Germania, il leader di Fi apprezza che si sia vicini all'accordo per la grande coalizione di Angela Merkel. «Dobbiamo guardare con favore a quello che è accaduto in Germania - spiega - perché va verso la sicurezza di un governo che farà rimanere la Merkel autorevole in Europa». E lei, Angela, sottolinea, «ci sostiene in questa campagna elettorale». È una giornata fitta di impegni quella dell'ex premier a Bruxelles. Da Barnier vuole l'assicurazione che dopo la Brexit i diritti degli europei nel Regno Unito e tra loro dei 600mila italiani, «rimarranno gli stessi di ora».

Con il negoziatore Ue affronta anche i problemi che creerà nel bilancio europeo l'uscita britannica, insistendo sulle priorità da stabilire nell'utilizzazione dei fondi, su una razionalizzazione che dovrebbe privilegiare le questioni più urgenti.

L'ultimo appuntamento è con il presidente del gruppo Ppe nel Parlamento Europeo, Manfred Weber, una cena di lavoro cui partecipa anche Lorenzo Cesa, in rappresentanza di NcI-Udc, la nuova componente del centrodestra che rafforza il peso moderato ed europeista dell'alleanza. Oggi sarà la volta della commissaria Gabriel e del presidente del Ppe Daul.

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