"Ora i diritti", "Legge fascista": scontro totale sul Ddl Zan

Per il bianco e il nero abbiamo interpellato gli ex parlamentari Vladimir Luxuria e Mario Adinolfi sull'intervento che Fedez ha pronunciato al concertone sul ddl Zan

"Ora i diritti", "Legge fascista": scontro totale sul Ddl Zan

L'intervento del cantante Fedez al concerto del primo maggio ha riacceso il dibattito sul ddl Zan. Per il bianco e il nero abbiamo interpellato gli ex parlamentari Vladimir Luxuria e Mario Adinolfi.

Cosa pensa del discorso di Fedez?

Adinolfi: “Con un po' di tenerezza penso che sia l'emblema del conformismo. La prima cosa che mi è venuta in mente è stata la canzone di Giorgio Gaber 'Quando è moda è moda'. Ecco, Fedez è esattamente l'incarnazione del conformismo degli anni '20. Spero che gli anni '20 del Ventunesimo secolo siano per i conformisti diversi dagli anni 20 del ventesimo secolo”.

Luxuria: “Bisognerebbe prendersela con i leghisti e con tutto coloro che dicono certe cose orrende e violente piuttosto che con chi riferisce ciò che è stato detto”.

Cosa pensi del fatto che Fedez abbia pubblicato sui social la telefonata con i dirigenti Rai?

Adinolfi: “Quella è una cosa surreale. Non si misura la libertà di un Paese dalla libertà che ha avuto Fedez di fare il suo comizio, nonostante il blando tentativo della dirigente di Raitre di richiamarlo all'ordine. La questione sarebbe misurare se il monologo della sera prima, quello di Pio e Amedeo sul politicamente corretto, sarebbe mai potuto andare in onda in Rai. Se ti dai la risposta a questa domanda capisci come Fedez sia assolutamente innocuo e, invece, il vero pericolo per la libertà d'espressione deriva dal fatto che i 17 minuti di Pio e Amedeo sono potuti andare in onda solo sulla tivù commerciale e mai sarebbero andati in onda sulla televisione pagata dalle famiglie italiane. Io stesso posso parlare solo sulle reti Mediaset, in Rai sono in black-list. Questo è il metro, non la finta chiacchiera della dirigente Rai che non ha potuto arginare il vero potente. Il vero potente e prepotente quando pubblica la conversazione telefonica che evidentemente ha registrato maliziosamente è Fedez, non la povera dirigente Rai”.

Luxuria: “A me piacciono quei servizi che ogni tanto fanno Le iene o Striscia la notizia e che in questo caso ha fatto Fedez, quelle interviste un po' rubate che servono a smascherare certe ipocrisie”.

Era opportuno parlare del ddl Zan durante il concerto del primo maggio per la Festa del Lavoro?

Adinolfi: “Il ddl Zan è funzionale al meccanismo conformista che alimenta il bussiness di Fedez. Fedez deve stare dove sta la maggioranza dei big spender. È la sua funzione imprenditoriale quella di prendere il vento delle vele assecondando il vento stesso che c'è. Mai andare controcorrente. In questo senso, Raitre essendo stata a lungo terra di conformismo, Fedez ha trovato il tappeto rosso. Fedez, per me, può dire quello che vuole. Il problema è rendersi conto che alcuni possono dire quello che vogliono ovunque, mentre altri hanno già oggi la loro libertà d'espressione tarpata. Siamo già dentro Orwell: 'Tutti gli animali sono uguali, ma alcuni animali sono più uguali di altri'. Fedez, ormai, è il maiale Napoleone”.

Luxuria: “Un artista che viene invitato al concerto del primo maggio parla di quello che vuole. In questo caso Fedez ha parlato di un tema che gli sta a cuore già da tempo e, quindi, ha espresso la sua vicinanza al ddl Zan. Il primo maggio è un palco dove si parla di diritti e credo che il diritto all'incolumità fisica e morale della comunità Lgbt stia proprio dentro il primo maggio”.

Cosa c'è di giusto e cosa c'è di sbagliato nel ddl Zan?

Adinolfi: “Niente. Le intenzioni del ddl Zan sono in sé malevoli e lo sa benissimo Alessandro Zan che si è sottratto a qualsiasi pubblico confronto televisivo con coloro che lui sa che lo avrebbero messo in difficoltà. L'unica finalità del disegno di legge è la costruzione di un clima in cui la libertà d'espressione sia fortemente limitata e sia dato libero accesso all'ideologia gender nelle scuole. Non a caso, il Popolo della Famiglia, profeticamente, ha nel simbolo la scritta 'no gender nelle scuole'. Non a caso la vera finalità è organizzare per la prima volta, dalle leggi fascistissime del 1926, un sistema che punisca e intimidisca sistematicamente l'avversario politico. E, in più, hanno aggiunto anche il sabato fascista: la festa del 17 maggio contro la omotransfobia in cui immagino che faremo degli esercizi ginnici inneggiando all'Arcigay”.

Luxuria: “Credo che sia giusto estendere la legge Mancino del '93, che prevede un aggravante se qualcuno colpisce una persona non perché ce l'ha singolarmente con quella persona ma perché intende colpire un'intera comunità come quella ebraica, anche per l'orientamento di genere. Fu una colpa non averlo previsto già allora. Spero che, con il ddl Zan, si possa recuperare su questa distrazione fatta all'epoca non proprio in buona fede”.

Ma il ddl Zan è davvero una priorità?

Adinolfi: “Mi auguro che la maggioranza di governo capisca rapidamente che un'eventuale forzatura di questo ddl sarebbe uno schiaffo in faccia all'estremo stato di sofferenza delle famiglie italiane. Sono certo che Lega e Forza Italia, nel caso venisse operato questo strappo alla libertà d'espressione, avvieranno immediatamente la crisi di governo. Se questo non dovesse accadere, sarebbe davvero un grave tradimento dalle forze di centrodestra”.

Luxuria: “Sono trent'anni che cerchiamo di far capire che è giusto estendere l'aggravante prevista dalla legge Mancino anche per chi commette o incita atti di violenza nei confronti dei gay, delle lesbiche e dei trans. Nel caso del ddl Zan si comprendono anche le donne e coloro che hanno una disabilità fisico o, persino, una particolarità fisica come, per esempio, gli obesi. Ogni volta si diceva che c'era ben altro di cui occuparsi: prima la crisi economica, poi la sicurezza e adesso la pandemia.

Io penso che bisogna occuparsi di pandemia e non credo che non lo si stia facendo, però si può e si devono affrontare anche altre tematiche come si sta facendo nelle altre commissioni per cui nessuno toglie tempo o energie alla pandemia, ma ci si può occupare anche di questo. Anche a costo di andare in Parlamento quattro volte a settimana, sperando che Ostellari e gli altri non facciano ostruzionismo facendo perdere tempo alle nostre istituzioni”.

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