Dopo la telefonata con Joe Biden, Benjamin Netanyahu accelera nella risposta all'Iran. Il gabinetto di sicurezza israeliano si è riunito ieri notte per votare l'autorizzazione al premier e al ministro della Difesa Yoav Gallant a determinare la reazione all'attacco missilistico della scorsa settimana. L'annuncio è stato fatto da un funzionario dello Stato ebraico. Teheran ha lanciato circa 180 missili contro Israele il primo ottobre. L'operazione è avvenuta in risposta agli assassinii da parte di Tel Aviv del capo di Hamas Ismail Haniyeh, del leader di Hezbollah Hassan Nasrallah e del comandante dei Pasdaran Abbas Nilforooshan. Il senso del voto - secondo la tv pubblica israeliana Kan - è che Netanyahu e Gallant avranno l'autorità di decidere sulla data e sulle modalità dell'attacco. Tel Aviv ha giurato una rappresaglia significativa. Mentre il ministro della Difesa iraniano ha fatto sapere che l'obiettivo della loro reazione era un quartier generale dell'intelligence e tre delle basi militari dello Stato ebraico. Netanyahu ha definito l'aggressione del regime degli Ayatollah un «grande errore» e ha avvertito che Teheran ne pagherà le conseguenze. «È stato sventato grazie al sistema di difesa aerea di Israele, che è il più avanzato al mondo», ha puntualizzato poi il primo ministro riferendosi all'Iron Dome, e ha ringraziato gli Stati Uniti per il loro supporto. L'esercito israeliano, infatti, aiutato da Washington e Amman, ha intercettato la maggior parte dei missili. L'unica vittima segnalata è stata un palestinese di Gaza, colpito da detriti caduti vicino a Gerico nella valle del Giordano. Ieri intanto, i caccia israeliani hanno condotto un raid aereo nel centro di Beirut, che ha causato la morte di due persone e il ferimento di altre nove. E sembra che una delle vittime sia Wafiq Safa, capo dell'apparato di sicurezza di Hezbollah nonché cognato di Hassan Nasrallah.
Mercoledì sera Netanyahu ha parlato al telefono con Biden, è stata la loro prima conversazione dal 21 agosto. Ha partecipato anche la sua vicepresidente e candidata democratica alle presidenziali Kamala Harris. In quell'occasione Biden ha ribadito «il suo ferreo impegno per la sicurezza di Israele». Ma Teheran sembra non avere intenzione di fare alcun passo indietro. «Vedremo come sarà l'attacco, sulla base di questo, decideremo la risposta, che sarà valutata attentamente», ha sottolineato il ministro degli Esteri iraniano Abbas Araghchi.
Il capo della diplomazia della teocrazia sciita ieri era a Doha, impegnato in tour diplomatico regionale, che lo ha già portato in Arabia Saudita e ha sottolineato di nuovo: «Sebbene non stiamo cercando un'escalation della tensione, siamo pronti per qualsiasi scenario, gli israeliani possono mettere alla prova la nostra volontà». Nonostante gli avvertimenti internazionali, il Medio Oriente è sull'orlo di una guerra regionale, sono aperti più fronti, Gaza, Libano e Iran, ma anche se con intensità minore, Siria, Yemen e Iraq.
Biden ha espresso la sua opposizione a che lo Stato ebraico colpisca i siti di produzione nucleare o petrolifera dell'Iran. Da parte sua, però, Netanyahu ha impedito a Gallant di andare negli Stati Uniti per incontrare i massimi funzionari dell'amministrazione americana prima della sua conversazione con il presidente Usa.
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