I colpi dai carri armati, il fuoco dell'artiglieria pesante al confine. I timori di un'ulteriore escalation in Libano si sono materializzati ieri sera, quando le truppe israeliane sono entrate nel sud del Paese per «rimuovere la minaccia Hezbollah», come ha promesso il primo ministro Benjamin Netanyahu. è la cronaca di un'invasione annunciata, anche se gli Stati Uniti parlano di «azioni limitate». I media parlano di un pesante bombardamento contro i villaggi alla frontiera e di raid che proseguono. Dopo aver intimato agli abitanti di lasciare la case, raid anche a sud di Beirut e su Dahieh, roccaforte di Hezbollah. L'incursione è iniziata nella zona del Wazzani che divide i due Paesi. Le truppe libanesi si sono ritirate dalle posizioni lungo il confine meridionale del Libano con Israele, almeno cinque chilometri a nord della frontiera. La premier italiana Gorgia Meloni - secondo fonti di Palazzo Chigi - è «costantemente informata» e «in contatto». Il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha di nuovo invitato gli italiani presenti in Libano a lasciare il Paese. «Non sono in pericolo», aggiunge, le «nostre truppe» schierate. Le operazioni di terra di Israele in Libano hanno lo «scopo strategico» di «garantire che Hezbollah non possa mantenere la capacità di attaccare le comunità israeliane a ridosso del confine», ha spiegato la portavoce della Casa Bianca, Karine Jean-Pierre, senza entrare nei dettagli delle conversazioni in corso tra Usa e Israele, dopo che Joe Biden aveva chiesto un cessate il fuoco. Lo Stato ebraico, ha ribadito Washington, «ha il diritto di difendersi da Hezbollah». Le forze speciali con la Stella di David sono penetrate nei tunnel di Hezbollah e hanno realizzato incursioni rapide, azioni che hanno preceduto l'attesa operazione via terra, la prima dalla guerra dei 33 giorni del 2006 tra Israele e gli Hezbollah libanesi. «Israele è con voi, presto sarete liberi». Benjamin Netanyahu si è rivolto così in un video agli iraniani, registi del cosiddetto «asse della resistenza» contro Israele. Una nuova sfida al regime degli ayatollah. Teheran, secondo il suo portavoce del ministero degli Esteri, Nasser Kanani, non ha intenzione di mandare proprie truppe in Libano o a Gaza. L'affermazione arriva dopo che un esponente della Repubblica islamica, l'ayatollah Mohammad Hassan Akhtari, aveva indicato la possibilità di inviare forze nel Paese dei Cedri e sulle Alture del Golan. Netanyahu ha poi premuto ancora di più l'acceleratore durante la riunione di governo e ha tuonato: Israele «è in guerra per la sua stessa esistenza». Il premier israeliano ha ringraziato i suoi cittadini «per essere rimasti fermi» e ha detto che «se uniamo le forze, sconfiggeremo i nostri nemici». Mentre Naim Qassem, vicesegretario generale di Hezbollah, in un discorso pubblico, il primo dall'uccisione di Hassan Nasrallah, ha precisato: «Siamo pronti ad affrontare lo Stato ebraico sul terreno, non riuscirà a raggiungere i suoi obiettivi». Anche il premier libanese Najib Mikati ha fatto sapere che il suo governo è risoluto a inviare l'esercito nel Sud del Paese. Nel caos della guerra fatta con le armi e di quella psicologica, continua la decimazione dei capi del Partito di Dio. Le forze armate israeliane hanno annunciato di aver ucciso in un attacco a Beirut il comandante dei missili a lungo raggio di Hezbollah, Eid Hassan Nazar. I raid dunque proseguono. Pure Hamas ha fatto sapere che il suo leader in Libano, Fateh Sherif Abu el-Amin, è stato eliminato nel Sud del Paese. Esplosioni ci sono state anche a Damasco. In risposta circa 25 razzi sono stati lanciati verso la Galilea. Alcuni intercettati, altri caduti in aree aperte. Il Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina, gruppo militante che prende parte alla lotta contro Israele, ha invece confermato che tre suoi dirigenti sono stati uccisi in un raid al centro di Beirut.
L'attacco è stato condotto con un drone che ha colpito vicino all'incrocio di Kola, un punto di riferimento, dove taxi e autobus si riuniscono per raccogliere passeggeri. È la prima offensiva fuori dalla periferia Sud ed entro i confini della città dal 2006.
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