«Non siete soli», ha ripetuto tutto il giorno il presidente, ma a sera ha lasciato di nuovo Israele in preda della sua guerra, i soldati sul bordo di Gaza che aspettano l'ordine di entrare mentre le famiglie tremano, le decine di migliaia di persone private dei loro cari, i kibbutz del Sud bruciati, quelli del Nord in fase di sgombero mentre gli Hezbollah sparano. Con eloquio lento, ha fatto sentire compreso questo Paese disperato. Erano le 18,30, molto più tardi dell'ora stabilita dal protocollo, quando, illuminato, l'Air Force One si è levato nel cielo di Tel Aviv. La gente d'Israele l'ha salutato già in preda alla nostalgia.
La visita di ieri ha avuto un grande merito, quello di ristabilire il significato reale del 7 ottobre, e con esso l'importanza della patria degli ebrei per tutto il mondo libero: a chi ha classificato la vicenda mostruosa come un episodio dello scontro israelo-palestinese, chi ne ha fatto addirittura una conseguenza della sofferenza della Striscia di Gaza, immaginata erroneamente come occupata, ha potuto sentire nelle parole di Biden l'ammirazione per il popolo ebraico, l'indispensabilità per il mondo libero a fronte di quello dell'oscurità terrorista. Biden ha recuperato il senso strategico e morale della vicenda: difendere Israele da una minaccia mostruosa, che, ha detto, minaccia anche gli Usa. Con la strage è stata riproposto l'incredibile mostro della Shoah: l'attacco genocida alle peggiori persecuzioni e nella storia degli Usa è simile all'attacco dell'11 settembre. Anzi, ha detto Biden, in Israele la strage è stata per numeri quattro volte tale: «Attenti però - ha aggiunto - a non ripetere i nostri errori». Biden è venuto col cuore in mano, con molti aiuti pratici, armi, denaro. «Dagli Usa sono arrivati aiuti giganteschi» conferma il primo ministro israeliano Netanyahu. Ma il leader Usa - secondo quanto riportato da Bloomberg - avrebbe frenato sul fronte libanese: «Niente truppe se Hezbollah attacca».
Dopo l'incontro strategico, in cui certo si è parlato molto anche di Iran, il grande regista dell'attacco islamista, e di Hezbollah, ha incontrato le famiglie dei rapiti e delle vittime, eroi e sopravvissuti. A ciascuno Biden ha fatto sentire quanto sia comune la cultura umanistica del più grande e del più piccolo Paese democratico, ha ritessuto la tela smembrata da falsi totem usati contro Israele: colonialismo, occupazione... anche dichiarando che il razzo che ha colpito l'ospedale di Gaza proveniva «da altri», la Jihad Islamica. Ha ricollocato la guerra di Israele nell'ambito delle grandi guerre giuste. La confidenza con Netanyahu durante i colloqui in un albergo di Tel Aviv ricordava le foto in cui, profilo a profilo, Roosevelt e Churchill si consultano contro il nemico. Biden ha spiegato che «non devi per forza essere ebreo per essere sionista», ha concluso la visita citando Mosè come il simbolo della capacità di leadership e di lotta del popolo ebraico.
Ha posto poi la questione umanitaria e della legge internazionale: non tutti i palestinesi di Gaza sono di Hamas ha detto Biden, e mentre Israele guerreggia a buon diritto, deve lasciare che si salvino i civili innocenti. Certo Bibi gli ha spiegato che poiché Hamas ha le mani ovunque, occuparsi della gente di Gaza è difficile. Mette a rischio il compito di azzerare Hamas. L'Egitto, poi, non intende aprire ai profughi. Nella notte, Biden ha avuto un colloquio con al-Sisi, al quale ha chiesto di «evitare l'escalation e favorire soluzioni per la pace», e ottenendo l'apertura del valico di Rafah per gli aiuti umanitari. Proprio le mosse umanitarie potrebbero essere usate per ottenere la restituzione degli ostaggi, secondo fonti. Hamas tiene a Nord come scudi umani i cittadini, per cui 400mila persone sono ancora nelle zone in guerra e i missili piovono ancora. Biden ha parlato del suo sogno di ristabilire, dopo la vittoria su Hamas, il ruolo dell'Autorità Palestinese nella prospettiva di «due stati per due popoli».
Oggi, sembra una leggenda antica, ma è il mestiere di Biden, leader di sinistra, rinnovarne la mitologia. Su Tel Aviv durante la giornata, niente missili: Biden non è stato bombardato. Ma gli Hezbollah hanno sparato molto: l'Iran è dietro l'angolo.
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