Big bang 5 Stelle, i frondisti vogliono riprendersi il Movimento

La lista dei ministri ha mandato in frantumi il fragile equilibrio trovato dopo il voto su Rousseau. E l'ala di Dibba non vuole farsi espellere

Big bang 5 Stelle, i frondisti vogliono riprendersi il Movimento

La sensazione di averla sfangata, senza grosse spaccature nel Movimento 5 Stelle, è stata cancellata in pochi minuti. Riportando alla carica i frondisti, quell’ala che vede in Alessandro Di Battista un punto di riferimento. È bastato che il presidente del Consiglio, Mario Draghi, diffondesse la lista dei ministri per far calare il gelo tra i grillini. Un elenco di nomi mal digeriti addirittura da molti di quei parlamentari che si erano battuti per il sostegno al governo. “Siamo allo scoramento più totale”, ammette una fonte interna ai pentastellati, parlando a microfoni spenti con IlGiornale.it. “C’è una profonda insoddisfazione. Anche se in fondo non è che ci aspettassimo una super squadra”, aggiunge un altro parlamentare. Insomma, alcuni erano pronti al peggio, solo che non aveva calcolato l’impatto. “Dei nostri ministri siamo soddisfatti, perché siamo la forza politica più rappresentata. E oggettivamente la nomina di Cingolani è soddisfacente”, è uno dei ragionamenti che circola con maggiore insistenza. Un rilancio del messaggio di Beppe Grillo. Tanto che si vocifera di un’intesa trovata in privato tra il fondatore del M5s e il presidente del Consiglio sul nome del ministro della Tranisizione ecologica.

Movimento senza Sud

Un punto è particolarmente sentito: la scarsa attenzione verso il Sud, almeno stando alla provenienza dei nuovi ministri. “Così diamo la sensazione di abbandonare quella che era la nostra roccaforte”, ribadisce una fonte. I malumori covano, insomma. Qualcuno medita l’astensione, brandendola come una minaccia. Sarebbe una retromarcia rispetto al voto favorevole espresso su Rousseau. Ma i colleghi non ci credono: “C’è un legittimo sfogo, non va preso tutto come una verità assoluta. È una fase molto travagliata, bisogna comprendere le uscite in privato”, cerca di placare gli animi uno dei governisti più convinti. Può essere. Solo che i malumori hanno ringalluzzito i dissidenti, a cui però non piace questa etichetta. “Siamo noi i veri 5 Stelle, non abbiamo tradito gli ideali delle origini”, è il mantra ripetuto. Tanto che Dibba è ora visto come un oracolo, nonostante alcuni di loro nei mesi scorsi siano entrati in rotta di collisione con le sue posizioni.

Al Senato è Barbara Lezzi a fare da sponda a Di Battista, mentre alla Camera Pino Cabras è in prima fila alla Camera tra i “No Draghi”. L’obiettivo è quello di placare la tentazione scissionista. La strategia è infatti quella di “stare dentro al Movimento” per incunearsi nell’intercapedine dei malumori. “Se questa è stata la reazione per la squadra di governo, immaginiamo cosa succederà quando entrerà nel vivo l’azione di governo, quando inizieranno le misure a favore delle banche”, spiegano, con malizia, a IlGiornale.it, uno dei critici. Una spia, di quel che potrebbe accadere, è stato il post dell’ex ministro Danilo Toninelli: “Rispetterò il voto degli iscritti ma vi dico chiaramente che sono orgoglioso di aver votato no ad un governo con Forza Italia e Lega. Spero con tutto il cuore di sbagliarmi, ma sarà difficile”.

Gli ex ministri scontenti

Tra gli ex ministri del Conte 2 si può fare scouting di frondisti: l’amarezza dell’esclusione dal governo rappresenta un combustibile a osteggiarne l’operato. Non oggi, certo. Al momento in molti sono impegnati a dare il commiato al loro incarico e ancora non hanno ben chiaro il futuro. Ci penseranno dalla prossima settimana. “Certo, la politica è anche fatta di persone, di sentimenti e risentimenti. Questi elementi devono essere tenuti in conto”, ammette un deputato governista. Che invita a un approccio più disponibile: “È necessario ora più che mai una struttura solida nel Movimento. Dobbiamo ascoltare le ragioni di tutti, senza presunzione e senza la minaccia di espulsione”.

Il mix di malumori dei frondisti, vecchi e nuovi, più il malcontento degli esclusi può portare al patatrac: la coabitazione impossibile di due anime distinte e contrapposte. E l’ala di Di Battista può puntare a riprendersi i 5 Stelle, magari evitando lo scontro frontale con Grillo.

Proprio Cabras è stato ruvido con il Garante: “È irriconoscibile”, ha attaccato. Per questo l’ambizione è quello di riportarlo alle posizioni delle origini. In caso contrario, scattarebbe il piano B: la scissione.

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