Bilancio, non c'è intesa tra Pd e M5s. E Conte ammette: «Pochi margini...»

Slitta il cdm decisivo. Oggi vertice d'urgenza di maggioranza

Bilancio, non c'è intesa tra Pd e M5s. E Conte ammette: «Pochi margini...»

Le ore sono quelle dell'emergenza, e il vertice è quello di chi si trova già a tentarle tutte per non ribaltare il tavolo. Dopo settimane di indiscrezioni, tasse tolte e aggiunte, misure economiche smentite e annunciate, si complica il cammino della manovra di bilancio e dell'esecutivo. «Vorremmo fare di più sul taglio del cuneo fiscale, ma non ci sono grandi margini...», è costretto ad ammettere in serata il premier Giuseppe Conte.

A tenere banco, ma soprattutto a fare infuriare lavoratori e sindacati, nella giornata di ieri, è stata l'ipotesi di confermare quota 100, ma applicando una finestra che consentirebbe di ricevere la pensione soltanto tre mesi dopo aver maturato il diritto. Come era prevedibile, è bastato questo per scuotere l'equilibrio fragilissimo di governo, far convocare d'urgenza un vertice fra alleati che dovrebbe tenersi stasera e che causerebbe lo slittamento del Consiglio dei ministri. Il nodo di quota 100 non è di quelli trascurabili, anche perché il Movimento 5 Stelle rivendica il provvedimento varato. Per capirci, non ha nessuna intenzione di modificarlo o annacquarlo, anche perché offrirebbe un formidabile slogan alla Lega di Matteo Salvini che avrebbe gioco facile nel gridare alla promessa tradita.

Consapevole ne è la ministra del Lavoro, ed esponente del M5s, Nunzia Catalfo: «Leggo sui giornali che qualcuno vorrebbe mettere mano a Quota 100. Lo dico chiaro: non sono all'ordine del giorno modifiche. Continuiamo dritti sulla nostra strada senza fermarci!». E che i contrasti ci siano, e debbano essere controllati, lo si capisce dalle parole sempre del ministro del Lavoro ai giornalisti che, a Napoli, a tarda serata, provavano a chiederle lumi: «Contrasti? Non mi risulta. Stiamo lavorando insieme per arrivare a una manovra che sia a favore dei cittadini e che eviti le clausole di salvaguardia». La verità è che deve vedersela con il Pd che da sempre si è mostrato scettico.

Il nemico tuttavia è adesso un altro: il tempo. Il Cdm che dovrebbe varare la manovra di bilancio e il dl fiscale, in ragione di queste vicissitudini, corre il serio rischio di essere posticipato non più a lunedì ma a martedì. Ed è una giornata particolare. Si tratta dell'ultimo giorno utile per presentare il documento programmatico, una sintesi del bilancio, alla Ue che tiene sotto stretta osservazione i conti italiani. E poi c'è l'opposizione con cui bisogna fare gli altri conti.

Per Claudio Durigon, ex sottosegretario leghista al Lavoro, siamo di fronte a una trappola: «Allungare di tre mesi la finestra significa infatti imbrogliare i lavoratori». Definitiva, del resto, l'opinione sulla manovra del presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia: «Non ci sono grandi aspettative». E da ieri, al governo, c'è pure il fuoco amico.

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