Contro l’aborto, ma non contro la 194. "Non mi sento di dire che le donne non possono abortire, a me piacerebbe che le donne non debbano abortire”, ha detto ieri Gian Carlo Blangiardo, davanti alle commissioni Affari costituzionali di Camera e Senato.
Ma sono proprio le posizioni su natalità, famiglia e immigrazione di questo demografo quasi settuagenario dell’Università Bicocca, voluto dal governo gialloverde alla guida dell’Istat, ad aver scatenato un vero e proprio esercito di critici. A partire proprio da alcuni lavoratori dell’Istituto nazionale di statistica che, secondo quanto riferisce il Corriere della Sera, avrebbero definito “inadeguata” la sua nomina e lanciato una petizione online per scongiurare la sua elezione. "Stop Blangiardo, Istat indipendente", si legge anche sullo striscione affisso sul palazzo in cui ha sede l'Istituto.
Al centro delle polemiche ci sono le dichiarazioni fatte qualche anno fa, e messe nero su bianco da Avvenire, sull’ipotesi di far partire la speranza di vita dal concepimento, piuttosto che dalla nascita. E poi le sue prese di posizione su quel “popolo dei non nati”, cinque milioni di bimbi abortiti, secondo i calcoli del professore, dagli anni ’80 ad oggi. Critiche nel merito sono arrivate dal deputato di +Europa, Riccardo Magi, per il quale sarebbe assurdo mettere sullo stesso piano aborti e mortalità infantile, abbassando così il livello di speranza di vita nel nostro Paese. Secondo Loredana De Petris, di Leu, invece, Blangiardo sarebbe troppo di parte per diventare presidente dell’Istat. Sulle colonne dell’Espresso si nota, inoltre, come il curriculum del professore non sia adatto a questo tipo di incarico, che per la prima volta andrebbe ad uno studioso di demografia e non ad un esperto di statistica. Per il settimanale, infatti, Blangiardo non vanterebbe esperienze significative sul piano internazionale, richieste a livello comunitario per questo tipo di incarichi. Lui però si difende e rispedisce al mittente le critiche.
In qualità di “esperto di statistica”, Blangiardo avrebbe partecipato a diversi corsi di formazione, non solo in casa Lega, ma anche "ad un convegno della Fabbrica del programma di Romano Prodi, all'istituto Cattaneo di Bologna". “Ho persino la tessera dell’Arci”, ha chiarito in audizione. E a chi lo taccia di razzismo replica di avere “due nipoti di colore”. Quello dell’immigrazione è un tema che gli è caro dall’inizio degli anni ’80. L'ha definita "il grande problema demografico del nostro secolo". "Ho sempre cercato di sottolineare i cambiamenti ma anche di anticiparne le conoscenze, senza togliere importanza alla metodologia statistica che garantisce qualità dei fatti e correttezza delle procedure", ha dichiarato in proposito. “Ciò che a volte è mancato nel dibattito e che io come studioso ho sempre sentito il dovere di rimarcare – ha accusato - è una lettura onesta dei dati che Istat propone su questo tema". “Non è questione di essere da una parte o da un'altra – ha aggiunto il professore - ma di difendere la verità in maniera oggettiva”.
“Mai i dati statistici devono essere costruiti per assecondare chi ci ascolta”: questa, insomma, è la sintesi del suo pensiero.
E se dovesse ottenere i due terzi dei voti, necessari a ratificare la sua nomina, di certo sarà un presidente sui generis. “I numeri sono fondamentali ma non sempre esprimono verità inconfutabili”, ha sostenuto, infatti, davanti alle commissioni.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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