La canonica storia Instagram di replica, stavolta, si fa attendere. E non poteva essere altrimenti. Perché i carabinieri del nucleo investigativo di Roma che hanno bussato ieri all'indirizzo di Pompei dove Maria Rosaria Boccia abita, oltre a perquisire l'appartamento si sono portati via il telefono. Con inatteso zelo e altrettanto tempismo, insomma, il pm della procura di Roma Giulia Guccione, titolare del fascicolo, ha dato ufficialmente il via alle attività di indagine sull'affaire politico-sentimentale tra l'ex ministro Gennaro Sangiuliano e la 41enne influencer campana, in seguito al dettagliato esposto denuncia nel quale l'uomo che fino a pochi giorni fa è stato a capo del dicastero della Cultura ha lamentato le «indebite pressioni» subite dalla donna.
Lei, come è noto, almeno secondo la ricostruzione allegata alla denuncia dall'ex ministro e dal suo legale avrebbe tra le altre cose sottratto la fede a Sangiuliano, e più che «pressato», stando sempre all'esposto, lo avrebbe aggredito fisicamente, graffiandogli la fronte, gli avrebbe intimato più volte di farle controllare il telefono, lo avrebbe indotto a credere di essere incinta e gli avrebbe anche chiesto di firmare un patto di riservatezza nel quale, come contropartita per il di lei silenzio, lui si sarebbe impegnato a non avvicinare mai più la donna (che, ora, è indagata per violenza o minacce a corpo politico e lesioni personali).
Visto il seguito della storia e gli stracci volati via social, non è chiaro perché mai lui - dopo aver fatto infuriare Boccia scegliendo di stoppare la sua agognata nomina a consulente per i grandi eventi - avrebbe mai dovuto riavvicinarla volontariamente.
Tornando alla perquisizione, i carabinieri sono arrivati da Roma a casa Boccia per setacciarla alla ricerca di materiale utile all'indagine, nelle stesse ore e a pochi chilometri dal luogo in cui si chiudeva quel G7 della Cultura alla quale lei aveva a lungo sperato di prendere parte da protagonista, come consulente dei grandi eventi del ministro Sangiuliano. Invece, mentre nel teatro di Corte di Palazzo Reale, a Napoli, un altro ministro Alessandro Giuli presentava i risultati della tre giorni (che venerdì sera ha visto i ministri della cultura G7 visitare proprio gli scavi di Pompei) ringraziando peraltro proprio Sangiuliano, nell'appartamento di Boccia gli uomini dell'Arma erano al lavoro, provvedendo tra l'altro, sempre su mandato della pm Guccione, al sequestro dello smartphone di Boccia e di altro materiale informatico rinvenuto nella perquisizione. Nell'elenco, a quanto pare, c'erano anche gli ormai celebri occhiali «smart» con i quali la donna aveva registrato numerosi video all'interno di Montecitorio tanto da beccarsi un «daspo» dal Palazzo per le troppe riprese non autorizzate - e anche tra i corridoi del ministero della Cultura, tutto girato quando ancora poteva aggirarsi per quelle stanze.
L'ultima immagine scattata e postata dalla 41enne di Pompei prima di vedersi sottratto il telefono resta, al momento, un sorridente selfie con il Vesuvio sullo sfondo, scattato venerdì sera a Vico Equense,
sulla penisola sorrentina. Poi è arrivata la sorpresa innescata dal contrattacco di Sangiuliano. Ma c'è da scommettere che non ci vorrà molto perché, con il prossimo smartphone, arrivi da Boccia una nuova replica via social.
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