Per terra ci sono le scarpe. Settantaquattro paia, uno per ogni mille euro che Aldo Spinelli ha dato a Giovanni Toti. Sono soldi tracciati, ma i manifesti inalberati come vessilli non fanno distinzioni: «La corruzione fa sparire le persone comuni». Fuori i manifestanti, una cinquantina, gridano: «Dimissioni». Dentro la maggioranza di centrodestra si conta e respinge l'assalto delle opposizioni: dopo una giornata di interventi e discussioni, la mozione di sfiducia viene messa ai voti e respinta; finisce 18 a 11, assente il capogruppo di Azione Pippo Rossetti che non aveva firmato il documento. Giovanni Toti resta il presidente della regione Liguria, anche se a un mese dall'arresto è ancora blindato ai domiciliari e il suo avvocato difensore Stefano Savi aspetterà le Europee per chiedere la revoca della custodia cautelare. Toti avrebbe voluto esserci, ma non può e allora le sue parole vengono lette dal capogruppo della sua lista Alessandro Bozzano. Il governatore, come anticipato lunedì dal Giornale, va giù duro: «Con questa mozione le opposizioni tentano una spallata politica che non solo non riuscirà nei numeri, ma conferma, se mai ce ne fosse stato bisogno, tutta la loro inadeguatezza a guidare questa regione».
Insomma, Toti non ha nessuna intenzione di farsi da parte come chiedono Pd, 5 Stelle e lista Sansa. Lui Ferruccio Sansa, giornalista prestato ala politica, figlio dell'ex sindaco di Genova Adriano, è forse il più duro: «Provo pena più che odio verso Toti. Qui non discutiamo di lui ma di una cosa molto più grande che riguarda il nostro Paese: Toti da accusato si è fatto vittima, martire, ora persino giudice». Poi allunga una stoccata al Pd: «Anche una parte spregiudicata e ingorda dell'opposizione ha sperato di far parte di questo potere». Insomma, il sistema Liguria coinvolgerebbe anche chi oggi punta il dito contro il governatore. Il capogruppo del, Pd Luca Garibaldi, non fa una piega e si allinea: «Chi organizza i voti dei mafiosi deve andarsene». Ma Toti, che pur confinato nella casa di Ameglia è al centro della scena, replica a tutte le critiche con toni per nulla concilianti: «Credendo di sottolineare una nostra debolezza non vi siete resi conto di aver mostrato invece tutta la vostra. Per questo - è la chiusura a suo modo profetica - oltre la mozione continuerete a perdere anche le elezioni».
Gira e rigira, la maggioranza è almeno per ora compatta. E la sinistra, nelle sue varie articolazioni, fa il compitino di giornata ma oltre non è un grado di andare. Del resto non c'è stata una grande mobilitazione popolare, anche se non mancano, fra telecamere e taccuini, striscioni polemici: «Contro mafia e corruzione in politica». «Abbiamo raccolto più di 20 mila firme per mandare a casa Toti - racconta un dimostrante - . Le dimissioni non bastano ma sono il primo passo».
Intanto il presidente ad interim Alessandro Piana annuncia ai giornalisti che si va avanti: «Nell'ultima seduta la giunta ha approvato 37 delibere, bandi importanti per il nostro territorio.
C'è la Diga da costruire e abbiamo garantito il cofinanziamento della Regione a beneficio del primo porto italiano e di tutto il Paese».Il destino di Toti è ancora in bilico. Si attende per settimana prossima la mossa del suo legale e poi la decisione del giudice.
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