Pugni chiusi, spot ai migranti e boutade: le amnesie della sinistra su Boldrini & Co.

Pericolosi, roventi e scivolosi. Gli scranni dei presidenti di Senato e Camera sono sempre stati forieri di polemiche e accuse di faziosità, amplificate dalla garanzia di imparzialità che quella cariche dovrebbero mantenere

Pugni chiusi, spot ai migranti e boutade: le amnesie della sinistra su Boldrini & Co.

Pericolosi, roventi e scivolosi. Gli scranni della presidenza del Senato e della Camera sono sempre stati forieri di polemiche e di accuse di faziosità, amplificate dalla garanzia di imparzialità che chi ricopre quelle cariche dovrebbe mantenere. Ne sa qualcosa Ignazio La Russa, ma ne sanno qualcosa anche i predecessori, appartenenti allo schieramento di sinistra. Perché tutto si può dire meno che non abbiano sollevato polveroni e scatenato bufere politiche.
Qualche esempio? Se andiamo indietro nel tempo, forse Fausto Bertinotti detiene il record di velocità dal momento che il 17 maggio, a nemmeno 20 venti giorni dal suo insediamento, fece inalberare i cattolici per i suoi giudizi tranchant sulla posizione “restauratrice” di Benedetto XVI in merito ai Pacs. Poco dopo, l’esponente comunista sollevò un altro polverone sulla sfilata militare del 2 giugno, che lui avrebbe preferito con “divise di pace”.

E che dire del presidente del Senato Piero Grasso? Oltre alle accuse di fiancheggiamento dei pm politicizzati, di lui si ricorda la volta in cui, per placare i disordini, esclamò in Aula: “Attenti che faccio intervenire la polizia d’udienza”. Minaccia che non era mai passata in mente a nessuno. A Grasso venne mossa anche l’accusa di fare politica per Liberi e Uguali dal momento che sul sito ufficiale del Senato era comparso il logo del nuovo partito.

Non possiamo poi non citare la regina delle polemiche per eccellenza: Laura Boldrini. Da presidente della Camera è salita in cattedra nelle scuole, parlando ai giovani e presenziando a convegni. Tema principale? I migranti. Per carità, sicuramente importante, se non fosse che ogni tanto qualcuno avrebbe desiderato sentirla parlare anche in difesa del popolo che rappresenta. Al contrario, per loro, cioè gli italiani, ha spesso tirato fuori un’indole moralizzatrice, per guidarli all’accoglienza, per istruirli, per cambiare il linguaggio, gli spot e i programmi televisivi. Celebri le sue affermazioni come: “I migranti oggi sono l'elemento umano, l'avanguardia di questa globalizzazione e ci offrono uno stile di vita che presto sarà uno stile di vita molto diffuso per tutti noi”. Sulle Ong, poi, l’influenza del suo passato da portavoce dell'Alto commissariato per i profughi delle Nazioni Unite non giova nell’imparzialità del giudizio. Lei le ha sempre difese a spada tratta, persino quando il ministro dell’Interno Minniti, esponente Pd, introdusse per loro un codice di comportamento. Un’altra frase che scatenò la bufera fu quando il giorno dell’anniversario della tragedia di Marcinelle disse che “ci ricorda quando i migranti eravamo noi. Oggi più che mai è nostro dovere non dimenticare". Un parallelismo che mandò su tutte le furie anche i familiari delle vittime.

Sul sostegno ai migranti e all’operato delle Ong, degno prosecutore della linea boldriniana è stato Roberto Fico. Agli annali la sua invasione di campo nel caso della nave Diciotti: “I migranti dovevano scendere dal primo giorno". Ma l’ex presidente della Camera è riuscito a sfoggiare anche qualche altra perla. Una su tutte? Non ha concesso a FdI di ricordare la morte di Duccio Dini, 29enne vittima di una faida tra rom a Firenze.

Senza considerare poi quel pugno chiuso alla parata del 2 giugno, le violazioni delle etichette istituzionali per le giacche sbottonate al Quirinale e le mani in tasca durante l’Inno di Mameli. Insomma, a giocare a chi la fa o la spara più grossa la partita è aperta.

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