Per le bombe d'acqua sotto accusa finiscono le vigne

Il Pd: "Boschi distrutti per far posto al prosecco". Ma Zaia difende i coltivatori: "In troppi parlano senza sapere"

Per le bombe d'acqua  sotto accusa finiscono le vigne

Macché acqua, sono morti per colpa del vino. Del prosecco, per la precisione. Non quello con cui avevano brindato i quattro sfortunati amici la notte del diluvio universale alla «Festa dei Omeni» di Refrontolo (Treviso), ma quello che avidi agricoltori avrebbero voluto ottenere dai vitigni che nel corso degli anni hanno piantato al posto dei boschi salvifici. Andrea Zanoni, eurodeputato veneto del Pd, riassume la tesi sostenuta, anche in tempi non sospetti, da diversi esponenti del mondo ambientalista ed esperti vari del settore: «La causa del disastro di Refrontolo - sostiene - va individuata non solo nelle precipitazioni eccezionali di questa estate ma anche e soprattutto nelle centinaia di ettari di bosco distrutti recentemente per far posto alle coltivazioni del prosecco, grazie anche ad una recente legge regionale che ne consente la facile trasformazione quasi liberalizzando la distruzione dei boschi».

Nel giorno in cui il pm trevigiano Laura Reale annuncia l'apertura di un'inchiesta, al momento a carico di ignoti, per disastro colposo e omicidio colposo plurimo, infuria la polemica sulle cause della tragedia del 2 agosto. «Ho l'impressione che ci sia tanta gente che parla senza sapere di cosa sta parlando - tuona Luca Zaia, il governatore trevigiano che conosce la Marca come le sue tasche -. Vi invito ad andare su Google earth e guardare bene la zona di Refrontolo, del Molinetto della Croda. Scoprirete che questo territorio è tutt'altro che devastato, come qualcuno tenta di sostenere. Noi lo stiamo vincolando come patrimonio dell'Unesco, abbiamo avviato le pratiche nel 2008».

La magistratura non sembra però correre dietro alle disquisizioni delle due fazioni, pro o contro prosecco (o meglio, contro troppo prosecco), ma sta cercando di ricostruire quello che è successo al torrente Lierza, saltato fuori come un missile ed esploso addosso al capannone dove un centinaio di persone stavano festeggiando, uccidendone quattro e ferendone otto. C'è da capire, per esempio, se effettivamente sono state le rotoballe di fieno a essere accidentalmente finite nel torrente fino a creare il mortale effetto-Vajont. «È chiaro - ha dichiarato il pm Reale - che saranno eseguiti anche dei rilievi sulla manutenzione del corso d'acqua. È venuta giù una frana di acqua e di fango anche perché il territorio ha una conformazione particolare. Al momento non si può dire che siano queste rotoballe ad aver causato il disastro. C'erano varie frane che hanno contribuito a creare questo disagio».

Ieri è stato a Refrontolo anche il ministro dell'Ambiente, Gian Luca Galletti, e a Zaia che chiedeva due miliardi di euro per completare le opere di sistemazione del territorio dissestato dall'alluvione, ha dato una risposta diplomaticamente renziana: «Due miliardi di euro - ha risposto - sono una cifra molto importante nell'arco di un periodo molto lungo da mettere a disposizione. Nel frattempo ragioniamo su come utilizzare le risorse che già ci sono, 2,3 miliardi a livello nazionale, e su quelle che possiamo mettere nella programmazione europea nei prossimi sei anni, penso di qualche altro miliardo di euro. Ma non voglio essere il ministro che viene a fare promesse il giorno dopo i disastri».

Niente promesse di soldi, solo promesse di impegno. Restano i dati crudi di una notte da lupi, ricostruiti dalla protezione civile: in due ore sono caduti 60-80 millimetri d'acqua per metro quadro, per una stima di 500 mila metri cubi di pioggia su un'area molto ristretta, quanto basta per smuovere 15 tir di materiale rovesciandoli in pochi minuti sul Molinetto della Croda. È già un miracolo se uno dei due feriti gravi ieri sia stato dichiarato in via di miglioramento.

Intanto per giovedì le polemiche dovranno restare fuori

dalla porta della chiesa di Refrontolo, dove alle 15 si svolgeranno in forma congiunta i funerali delle quattro persone rimaste uccise dal fortunale. Dei vigneti, benedetti o maledetti non si sa, si parlerà un'altra volta.

 

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