Borse e viaggi con 200mila euro della scuola

Una dirigente condannata per appropriazione indebita: in sei anni ha speso tutti i soldi della cassa

Borse e viaggi con 200mila euro della scuola
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Per sei anni ha scambiato la cassa della scuola dove lavorava per un bancomat, usando il denaro come fosse suo per motivi personali. Dal 2016 al 2022 la dirigente infedele ha speso oltre 200mila euro della cooperativa Scuola musicale Giudicarie di Tione, in provincia di Trento, in viaggi, borse, tende, fiori, giocattoli, ricariche e altro. Tutte forniture che nulla avevano a che fare con la scuola, ma che venivano puntualmente intestate all'istituto.

Soltanto nel luglio del 2022 sono saltate fuori le curiose fatture, i vertici dell'istituto si sono insospettiti e la vicenda è venuta alla luce. Fino ad allora nessuno aveva sospettato nulla perché l'ex dipendente amministrativa godeva della fiducia della presidenza e poteva usare la carta di credito e i conti della scuola in piena autonomia. Un comportamento costato l'accusa di appropriazione indebita a Barbara Gallazzini, 30 anni, che mercoledì davanti al giudice Enrico Borrelli ha ammesso le sue responsabilità e ha patteggiato una condanna di un anno e quattro mesi di reclusione, pena sospesa. Oltre a 800 euro di multa. Cinquantamila euro l'imputata li aveva già versati alla cooperativa Scuola musicale Giudicarie, sperando di alleggerire la sua posizione. Ma la cifra non è stata ritenuta sufficiente dai soci che - sconcertati come i genitori degli studenti per il comportamento della dirigente - hanno deciso di chiedere un risarcimento in sede civile per rientrare almeno di una parte della cifra perduta. Cifra che secondo riscontri successivi sarebbe lievitata rispetto al calcolo iniziale di 200mila euro. Anno dopo anno la donna avrebbe attinto indisturbata dai conti della scuola per le sue spese personali, senza che nessuno mai sospettasse nulla. L'ex dirigente intascava direttamente anche le quote di iscrizione degli allievi. Tra le fatture finite sotto accusa anche quelle per floricultura e rifacimento pavimenti.

È bastato un rapido controllo da parte dell'istituto, quando hanno cominciato a farsi strada i primi sospetti, per capire che non potevano essere spese di pertinenza della scuola. In Tribunale la Gallazzini ha preferito patteggiare. Ora se la dovrà vedere con il giudice civile per il risarcimento del danno.

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