Il boss ripreso al supermercato. Il sospetto di un figlio segreto

La vita "normale" di Messina Denaro: filmato mentre fa la spesa. Indagini sul Dna femminile trovato sugli abiti

Il supermercato dove è stato visto Messina Denaro
Il supermercato dove è stato visto Messina Denaro

Il cerchio si stringe attorno alla figura di Matteo Messina Denaro. I fiancheggiatori più stretti degli ultimi anni vissuti a Campobello di Mazara, uno a uno, sembrano avere le ore contate. Le indagini stanno concentrandosi proprio su chi ne ha favorito la clandestinità nel paesino di 11mila anime dove il padrino si faceva chiamare Francesco e non Andrea Bonafede, nome del suo prestanome, perché tutti lì si conoscono. Pare che il capomafia non si sia allontanato da un territorio ristretto attorno alla sua Castelvetrano, se non per dei viaggi anche all'estero, documentati dai biglietti aerei rinvenuti nella sua abitazione di vicolo San Vito. Ma la base restava quella: Campobello di Mazara. Per la precisione, una lingua di terra che si spinge solo qualche chilometro più in là, fino alla frazione di Capo Granitola, dove l'ultimo stragista del '92 e '93 avrebbe vissuto nel 2021 e forse anche prima, nel 2017.

I «non so niente» che i diversi personaggi attorno al padrino di Castelvetrano continuano a rifilare agli inquirenti non li convincono. Sono giorni intensi di perquisizioni. A tappeto. Così, lunedì, poco prima e appena dopo l'arresto per associazione mafiosa di Andrea Bonafede, ritenuto dal Gip «uomo d'onore riservato» e tra i più vicini al capomafia, avendo «consentito a Messina Denaro non soltanto di mantenere la sua latitanza, ma soprattutto (...) di continuare a esercitare il ruolo direttivo dell'organizzazione mafiosa», una perquisizione ha toccato anche la famiglia del prestanome. È stata perquisita la casa del cugino, Emanuele, dalla quale gli investigatori sono usciti con diversi scatoloni di materiale. Sotto osservazione anche le case dei figli di Giovanni Luppino, arrestato insieme a Messina Denaro il 16 gennaio, ritenuto un fedelissimo tanto da fargli da autista. E sono stati apposti i sigilli in diversi locali. Vincenzo e Antonio Luppino sono stati iscritti nel registro degli indagati. I carabinieri hanno scovato nell'appartamento di Vincenzo una stanza nascosta vuota. Nei giorni scorsi, in un'area recintata di proprietà dei Luppino, la polizia ha trovato la Giulietta utilizzata dal boss per gli spostamenti.

Proseguono, intanto, gli accertamenti sul materiale acquisito nella casa del capomafia in vicolo San Vito, nel quale sono stati rinvenuti abiti femminili sui quali sarebbe stato isolato un Dna di donna. Gli inquirenti non danno conferma, ma si parla di un presunto figlio segreto. L'ex primula rossa conduceva una vita normale. In casa c'era una busta della spesa con del tritato scelto, due birre e il Dixan acquistati al supermercato vicino casa due giorni prima della cattura. Una spesa di poco più di 26 euro effettuata alle 11.08. Elementi confermati dalle immagini del sistema di sorveglianza da remoto dell'auto usata dal capomafia. Una vita che «non meritava», sottolinea Alessia Randazzo, responsabile legale dell'area affari generali della clinica La Maddalena di Palermo dove il boss si sottoponeva a chemioterapia.

«Al signor Andrea Bonafede avrei da dire una sola cosa: se, facendoti prestare una vita che non meriti, nel cammino della malattia ti fossi specchiato in ognuno dei tuoi errori, adesso parla. Fallo ora che sai che non manca molto al momento in cui quel bambino e tutti gli altri te li ritroverai davanti».

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