Brexit, una festa mesta. Ora è tutti contro tutti e la Scozia vuole fuggire

Johnson: "Sfruttiamo l'opportunità". Ma pescatori, laburisti e Dublino sono in guerra

Brexit, una festa mesta. Ora è tutti contro tutti e la Scozia vuole fuggire

Brexit, l'avventura inizia soltanto adesso. Chi pensava che dopo quattro anni di agonia, una firma potesse finalmente mettere fine alla storia intrapresa con il divorzio tra Regno Unito ed Europa si sbagliava di grosso. Tutto avrà inizio soltanto ora, dopo che l'accordo portato a casa da Boris Johnson come una strenna di Natale dell'ultimo minuto, verrà illustrato e approvato dal Parlamento riunito in seduta straordinaria il 30 dicembre. Due giorni dopo il Paese uscirà dal periodo di transizione per entrare a pieno diritto nella nuova era del post Brexit.

Non ci sono dubbi che l'accordo passerà, dato che un sostegno ufficiale è già stato garantito anche dal partito laburista, ma questo non significa che tra maggioranza e opposizione non regnino comunque dei malumori. Più tardi di così non si poteva arrivare e anche i Conservatori euroscettici mugugnano perché non avranno il tempo necessario per valutare nel dettaglio quel documento di 1246 pagine pubblicato appena sabato scorso. Mister Johnson dal canto suo gongola, dato che passerà alla storia anche per colui che ha realizzato la Brexit e ieri, in un'intervista esclusiva al quotidiano The Daily Telegraph, ha annunciato l'arrivo di «grandi cambiamenti» spiegando che ora «dipende soltanto da noi cogliere l'opportunità offerta dalla Brexit». «Il governo ha fatto degli sforzi enormi in aree dove ora la Gran Bretagna potrà avere standard differenti da quelli europei - ha detto il Premier - e abbiamo un'agenda molto precisa per usare questo momento per unire ed elevare il livello delle opportunità a nostra disposizione». Certo l'accordo non è perfetto, Johnson è il primo ad ammetterlo. «Forse non siamo riusciti ad ottenere quello che avremmo voluto sui servizi finanziari» ha detto al quotidiano. E difatti, dalla fine della transizione le società di servizi, incluse banche e assicurazioni non avranno più un accesso garantito al mercato europeo. Una prospettiva che spaventa non poco visto il peso specifico che questo settore ha nell'economia nazionale. Il Cancelliere Rishi Sunak ha tentato di rassicurare la City di Londra che non verrà danneggiata dall'accordo. «Dovremo fare alcune cose in modo differente - ha sottolineato - ma nel piano esiste una cornice di cooperazione in grado offrire la garanzia che rimarremo in continuo contatto con i nostri partners europei». Sunak si è anche detto certo che l'accordo proteggerà i posti di lavoro,cosa di cui invece dubita fortemente l'opposizione. «Alla fine si tratta di un accordo molto diverso da quello che il governo aveva promesso - dice il ministro ombra al tesoro laburista Anneliese Dodds - e vi sono larghe aree della nostra economia trattate con poca chiarezza. Il governo ha ancora molto lavoro da fare in merito».

Appaiono insoddisfatti anche i pescatori che accusano Johnson di averli traditi approvando delle «quote» di prodotto che costituiscono «soltanto una minima frazione di quello a cui il Regno Unito avrebbe diritto in base alla legge internazionale». Particolarmente dura sull'argomento il Primo Ministro scozzese Nicola Sturgeon che ha accusato Londra di non aver mantenuto nemmeno una delle promesse fatte ai pescatori scozzesi. Rincara la dose il leader nazionalista scozzese Ian Blackford che voterà contro il piano. «Questo accordo è un disastro per la Scozia e ci taglia fuori dal mondo».

Probabile che il governo scozzese torni alla carica chiedendo un nuovo referendum per l'Indipendenza E Dublino si aggiunge al coro: «Pagheremo noi l'Erasmus per i ragazzi nordirlandesi che hanno gli stessi diritti degli irlandesi».

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