Il passaggio era obbligato. E dunque anche atteso. Il Parlamento europeo oggi ha votato una risoluzione su un tema spinoso e dai risvolti danarosi. Ovvero quello sul "sistema delle risorse proprie dell'Unione Europea". Si tratta in sostanza delle tasse che imprese e cittadini dovranno versare direttamente a Bruxelles, fondi con cui l'Ue intende pagare i propri sforzi economici. In particolar modo dopo l'approvazione del Recovery Fund.
"Il Parlamento Europeo ha votato per mettere le mani nelle tasche dei suoi cittadini, incrementando i cosiddetti 'Mezzi Propri' ovvero le imposte europee che andranno alla Commissione - attacca Simona Baldassare, eurodeputata della Lega - Via libera all'introduzione della tassa di 80 centesimi al kg per la plastica voluta dalla maggioranza a cui probabilmente si andranno presto ad aggiungere altre imposte come quella sulle Transazioni Finanziarie (Itf), i maggiori dazi alla frontiera per 'l'aggiustamento al carbonio' (Cbam), e la Tassa sul digitale (Dt)". Per la leghista si tratta di "sigle che vogliono dire una sola cosa: meno soldi per i cittadini, più soldi per la Commissione che li spenderà per gli 'utilissimi' programmi del Recovery Fund".
Di un progetto di riforma delle risorse proprie dell'Ue si parla da tempo, ma la crisi del Covid e il Recovery Fund hanno accelerato il processo. Ora ci sono 750 miliardi di prestiti da contrarre per finanziare la ripresa degli Stati. Il Parlamento oggi ha innalzato "il massimale di risorse proprie", aimentando "il margine di manovra fiscale dell'Unione" in vista degli sforzi del piano di ripresa. Di cosa si tratta? "Al fine di finanziare almeno i costi connessi al rimborso del capitale e al pagamento dei relativi interessi dello strumento dell'Unione europea per la ripresa" - si legge negli emendamenti approvati - l'Europa ritiene "necessario introdurre nuove categorie di risorse proprie basate sulla base imponibile consolidata comune per l'imposta sulle società, sugli introiti a livello nazionale provenienti dal sistema di scambio di quote di emissioni dell'Unione europea (Ets) e su un contributo nazionale calcolato sulla base dei rifiuti di imballaggio di plastica non riciclati, favorendo l'economia circolare. Inoltre, a tal fine occorre introdurre nuove risorse proprie basate su un meccanismo di adeguamento del carbonio alla frontiera, pienamente compatibile con le norme dell'OMC, su un'imposta sui servizi digitali e su un'imposta sulle transazioni finanziarie". Per la Plastic Tax l'orizzonte temporale è quello del gennaio 2021. Lo stesso dicasi per il 30% degli introiti derivanti dalla vendita all'asta delle emissioni inquinanti. Nel 2024 invece potrebbe essere l'anno dell'imposta sulle transazioni finanziare. E nel 2023 dovrebbe arrivare il gettito del meccanismo di adeguamento del carbonio alla frontiera (Carbon border tax).
Va detto che per entrare in vigore la decisione sulle risorse proprie dovrà essere approvata all'unanimità dagli Stati membri. E non è processo rapido. Ma l'approvazione del parere del Parlamento è già un primo decisivo passo.
Per l'Italia sono arrivati i voti contrari di Forza Italia e Lega. "Il Movimento Cinque Stelle e il Partito Democratico - conclude Baldassare - come loro solito, si sono piegati ai diktat di Bruxelles. Vogliono talmente bene ai poveri che cercano di aumentarne sempre il numero".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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