L'idea del prestito di guerra come strumento per superare la crisi aumenta i propri consensi con il passare dei giorni e con il crescere dello scetticismo nei confronti delle soluzioni per fronteggiare la crisi che saranno proposte dall'Eurogruppo di domani. La proposta del leader della Lega, Matteo Salvini, (Btp di guerra con fiscalità vantaggiosa) ha trovato una sponda nel governo con il parere favorevole del viceministro dell'Economia, Antonio Miisiani. In precedenza vi avevano accennato anche il presidente di Confindustria, vincenzo Boccia, e gli economisti Francesco Giavazzi e Guido Tabellini con l'idea di bond perpetui a 50 o 100 anni.
Ieri è arrivato l'endorsement più prestigioso, quello del presidente emerito di Intesa Sanpaolo, Giovanni Bazoli, banchiere di lungo corso e di ispirazione cattolico-democratica. «Avremo gli eurobond, ma difficilmente subito; potremmo ottenerli quando avremmo avviato le nostre riforme dell'impresa, del lavoro, del Fisco, della scuola, per ritrovare la produttività», ha dichiarato al Corriere. Vista l'impossibilità politica della della patrimoniale («che darebbe un gettito inferiore alle aspettative»), resta l'«enorme ricchezza privata: 4.374 miliardi di attività finanziarie delle famiglie e 1.840 miliardi di attività finanziarie delle società non finanziarie; penso a un grande prestito non forzoso, finanziato dagli italiani e garantito dai beni dello Stato; non bastano 100 miliardi; ne servono 300, soldi da destinare alle riforme produttive».
Le difficoltà realizzative dell'impresa non sono poche e le strade da seguire sono essenzialmente due. La prima è quella del mercato attraverso l'emissione di un Btp a lunga scadenza, destinato in particolare a cittadini e imprese italiane (com eil btp Italia). La fiscalità di vantaggio si traduce in un rendimento superiore per chi lo sottoscrive e, come ha giustamente sottolineato il responsabile economico di Forza Italia Renato Brunetta, questo premio potrebbe determinare uno shift degli investitori italiani dai Btp tradizionali a quelli di guerra facendo aumentare i rendimenti dei primi e di conseguenza lo spread. Senza contare che andrebbe modificato il calendario delle emissioni del Tesoro, circostanza che potrebbe destabilizzare ulteriormente l'accoglienza dei titoli «standard».
La strada indicata da Bazoli, che ha citato Giulio Tremonti e Ferruiccio de Bortoli come ideatori della proposta, è quella di un prestito forzoso anche se gli autori non lo descrivono come tale perché ogni cittadino sarebbe libero di sottoscrivere oppure di non farlo.
Il concetto del «forzoso» è nell'idea di una lunghissima scadenza (in questo giorni si è parlato addirittura di 100 anni o di bond perpetui) che, di fatto, li assimilerebbe a moneta circolante. Posto che la Bce vieta agli Stati la creazione di moneta e il finanziamento monetario del debito, si rischierebbe l'impasse. Salvo scenari di Italexit, a oggi difficilmente prevedibili.
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