Bufala sulla Santanchè. "Il Fatto" smentito dai pm

Stupore della Procura per la falsa notizia sul ministro. "Non c'è bancarotta, archiviamo tutto"

Bufala sulla Santanchè. "Il Fatto" smentito dai pm
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Sembrava uno di quei siluri telecomandati che a volte partono dalle Procure a ridosso delle elezioni per condizionarne l'esito: ieri mattina, quando mancano due giorni all'apertura dei seggi per le Europee, il ministro del Turismo Daniela Santanchè si vede recapitata una nuova accusa a mezzo stampa. Il reato indicato sulla prima pagina del Fatto quotidiano è più grave di tutti quelli contestati finora all'esponente di Fratelli d'Italia: stavolta si parla di bancarotta fraudolenta, pena fino a dieci anni di carcere. La Procura di Milano, proprio a ridosso delle elezioni, «accelera». Parola del Fatto.

Peccato che non sia vero.

I primi a fare un salto sulla sedia, ieri mattina, sono i difensori della Santanchè, i quali fino alla sera prima erano convinti, in base alle comunicazioni ricevute fino a quel momento dai pm milanesi, che le cose stessero esattamente all'opposto. Ovvero che anzichè «accelerare» la Procura avesse deciso di stralciare l'accusa di bancarotta dal fascicolo principale solo per chiederne l'archiviazione. Cosa era cambiato, all'improvviso, per spingere invece ad «accelerare»?

Gli avvocati del ministro cercano subito di contattare i vertici della Procura: il capo Marcello Viola, il procuratore aggiunto Laura Pedio. E anche i magistrati cadono letteralmente dalle nuvole. Nel giro di pochi minuti, il caso diventa bollente. La Procura valuta persino l'ipotesi di diramare un comunicato di smentita, poi si decide di lasciare stare. Ma incontrando i giornalisti i magistrati non nascondono stupore e preoccupazione. Questa cosa, dicono, ci danneggia enormemente. Ci fa fare la figura di chi vuole infilarsi ad orologeria in una scadenza politica. Nessuna accelerazione, spiegano. L'ipotesi di bancarotta va invece verso l'archiviazione.

E allora? Come è possibile che un ministro venga dato per incriminato quando invece sta per essere prosciolto? Oltretutto in Procura fanno sapere di avere già spiegato con chiarezza il destino dell'indagine quasi due mesi fa, con il comunicato stampa a firma di Viola diramato il 12 aprile. Era il comunicato in cui veniva annunciata la conclusione «delle indagini preliminari nei confronti del ministro Daniela Garnero Santanchè e di altre sedici persone» per la «falsificazione dei bilancio di esercizio» di tre società del gruppo Visibilia tra il 2016 e il 2022. «L'ipotesi di reato di bancarotta è stata stralciata dal procedimento principale poichè per nessuna delle società del gruppo Visibilia è nel frattempo intervenuta dichiarazione di insolvenza». Concetto fin troppo chiaro: non facciamo il processo per bancarotta perchè non c'è stata alcuna bancarotta. Nel provvedimento di stralcio depositato agli atti e datato 10 aprile i pm indicano ancora più chiaramente il destino dell'accusa di bancarotta: «con riferimento alle posizioni di Garnero Santanchè Daniela, Kunz d'Asburgo Lorena Dimitri» e di altri quattro indagati «in relazione ai reati di cui agli articoli 346, 329 e 322 del codice della crisi d'impresa deve essere chiesta l'archiviazione».

Nei due mesi trascorsi dal comunicato, spiegano ieri gli inquirenti, non è accaduto nulla che potesse indurre la Procura a cambiare linea: nessuna delle società del gruppo Visibilia è fallita. L'inchiesta per bancarotta finisce nel cestino.

É una precisazione autorevole perché viene da una Procura insospettabile di indulgenza verso la Santanchè, che ha da tempo nel mirino e che vuole processare per falso in bilancio e truffa all'Inps. La reazione del ministro è affidata a un comunicato dei suoi legali che annunciano «iniziative ferme e irremovibili» a tutela della sua reputazione.

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