Bufera sul libro del generale. "Cari gay non siete normali"

Nel «Mondo al contrario» Vannacci rivendica «il diritto all'odio». L'esercito si dissocia. Crosetto: «Farneticazioni»

Bufera sul libro del generale. "Cari gay non siete normali"
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Che sia un tipo particolare lo si capisce quando lancia un ardimentoso ponte tibetano lungo i secoli e si paragona, nientemeno, a Giulio Cesare di cui si considera l'erede. Il generale Roberto Vannacci non sa cosa sia il freno e va giù piatto in un libro autoprodotto uscito il 10 agosto e già al centro di furibonde polemiche. Il testo, intitolato «Il mondo al contrario», vorrebbe essere una provocazione contro il politically correct che ci assedia, ma l'autore, che non deve essere un filosofo, prende la scorciatoia più trita e parola dopo parola ruzzola giù, travolto da espressioni indigeribili, luoghi comuni, stereotipi di una banalità sconcertante e, quel che è peggio, ingiurie gratuite che francamente avrebbe potuto risparmiarsi.

«Cari omosessuali, normali non lo siete, fatevene una ragione», scrive sventatamente l'alto ufficiale dal curriculum prestigioso, in passato alla guida dei paracadutisti della Folgore e oggi alla testa dell'Istituto geografico militare. I vertici dell'esercito, che non ne sapevano nulla, prendono le distanze e il ministro Guido Crosetto posta tutta la sua incredula amarezza sui social: «Non utilizzate le farneticazioni personali di un generale in servizio per polemizzare con la Difesa e le forze armate. Il generale Vannacci ha espresso opinioni che screditano l'Esercito, la Difesa, la Costituzione. Per questo sarà avviato dalla Difesa l'esame disciplinare previsto».

Insomma, non può finire qua e Vannacci a 55 anni rischia con questo incomprensibile exploit di danneggiare la propria carriera. «Questo libro - spiega lui - vuole provocatoriamente rappresentare lo stato d'animo di tutti quelli che, come me, percepiscono negli accadimenti di tutti i giorni una dissonante e fastidiosa tendenza generale che si discosta ampiamente da quello che percepiamo come sentire comune, come logica e razionalità». Lo spunto potrebbe pure essere interessante, il problema è come Vannacci riempie questo gap. Eccolo affrontare il capitolo Paola Egonu - la campionessa di pallavolo già finita in una tempesta social per il colore della pelle - con toni a dir poco ineleganti: «Paola Egonu è italiana di cittadinanza, ma è evidente che i suoi tratti somatici non rappresentano l'italianità».

Ce l'ha, Vannacci, con le minoranze che orientano l'educazione civica del Paese e non solo con quelle: si va dagli animalisti ai clandestini. Risultato: discorsi confusi e farraginosi che non portano da nessuna parte, se non a stipare il magazzino dei pregiudizi. «Basta aprire quella serratura di sicurezza a cinque mandate che una minoranza di delinquenti ci ha imposto di montare sul nostro portone di casa - spiega - per inoltrarci in una città in cui un'altra minoranza di maleducati graffitari imbratta muri e monumenti, sperando poi di non incappare in una manifestazione di un'ulteriore minoranza che per lottare contro una vaticinata apocalisse climatica e contro i provvedimenti già presi e stabiliti dalla maggioranza, blocca il traffico e crea disagio all'intera collettività».

Uno stile grondante e, con tutto il rispetto, pure un po' noioso. Davvero, ma chi gliel'ha fatto fare a uno che è stato con onore in teatri di guerra difficilissimi, dallo Yemen alla Somalia e all'Afghanistan? Forse, quel rimando spericolato a Giulio Cesare fa pensare che dopo aver combattuto con la divisa nei posti più disgraziati del mondo, ora Vannacci voglia varcare il suo personalissimo Rubicone e distribuire ordine e geometria in una società sregolata. «I dibattiti - è la sua conclusione - non parlano che di diritti, soprattutto delle minoranze: da chi asserisce di non trovare lavoro e viene mantenuto dalla moltitudine di chi il lavoro si è data da fare per trovarlo, di chi non può biologicamente avere figli, ma li pretende, di chi non ha casa...», e via elencando e parlando un tanto al chilo.

A quanto pare, il pamphlet, aiutato dalla annessa gazzarra, ha avuto alla partenza una discreta fortuna ed è al primo posto dei più venduti su Amazon, davanti a Michela Murgia, nella sezione saggistica, parola che nel caso del generale scomodiamo con un certo

coraggio. Ma più che premi sono in vista guai: un procedimento disciplinare che potrebbe avere conseguenze non gradite per il «nuovo» Giulio Cesare. La sua insofferenza è un pessimo biglietto da visita per i militari tricolori.

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