"Conte, Draghi e la data del voto". ​Tutte le "profezie" di Cacciari

Il filosofo ed ex sindaco di Venezia non ha dubbi su Giuseppi: "Non sarà come Prodi". Poi lo scenario nero per Renzi...

"Conte, Draghi e la data del voto". ​Tutte le "profezie" di Cacciari

"Conte oggi si è proposto come il candidato premier di una coalizione Pd-Cinquestelle, non c'è dubbio". Così il filosofo Massimo Cacciari, per molti anni sindaco di Venezia, raggiunto telefonicamente da ilGiornale.it, analizza la crisi dei giallorossi e il futuro politico del premier uscente.

Secondo lei, il Pd di Zingaretti come ha gestito questa fase di crisi politica?

“Ha dato segni di grande impotenza perché le trattative con Renzi dovevano essere affidate al Pd. Dovevano essere i dem a fare il mestiere di dettare l'accordo con Renzi e, chiaramente, non gli è riuscito. Al di là di quello, sono anni che, di fatto, il Pd puntella i governi che si succedono. È un partito sempre a rimorchio della situazione. Per carità, questo è anche un elemento di equilibrio però mi pare che manchi completamente di una strategia propria”.

Ma non è stato, forse, un errore quello di arroccarsi sul nome di Conte?

“È evidente che non era così, ma neanche colà. Il Pd è un partito incerto e senza strategia per cui era chiaro che per i dem andava bene anche se non c'era Conte. Ma, nello stesso tempo, Conte era quello su cui sembravano puntare i Cinquestelle in modo tassativo. I dem avrebbero accolto benissimo anche un presidente diverso da Conte, anche Di Maio sarebbe andato bene. Il Pd è un partito che, sull'altare della governabilità e della stabilità che (non c'è), va avanti così”.

Ieri si è tenuta una riunione virtuale tra Pd, LeU e M5S. È il segno che l'alleanza giallorossa ha un futuro?

“Sì, può essere una prospettiva. Io stesso mi auguravo nascesse già nel 2018, ma poi non è maturato nulla. È maturata solo un'esperienza di governo che, dal punto di vista politico, non ha prodotto nulla, un governo che è nato semplicemente per evitare le elezioni e nient'altro. O meglio, per la paura dei Cinquestelle di andare al voto, e non del Pd o di Zingaretti. È stato un governo che non ha portato avanti un'esperienza politica di intesa di Pd e M5S, degna di questo nome. Personalmente mi augurerei che maturasse qualcosa di serio tra Pd e Cinquestelle, ma al momento ne vedo labilissime tracce”.

Eppure oggi è sembrato che Conte volesse prendere la leadership della coalizione...

“È il gioco che sta facendo ora, ma sarà molto difficile che ci riesca così. Dovrebbe costituire un suo movimento oppure dovrebbe esplicitamente diventare il capo del M5S. Ma ce la farà a diventare capo dei Cinquestelle? Può darsi, con l'avvallo di Grillo può farcela. Altrimenti, rimanendo a casa e facendo il battitore libero, non potrà essere premier manco per sogno. Questo, nell'eventualità remotissima che il centrosinistra vinca le prossime elezioni”.

Ma Conte è il nuovo Prodi 2.0?

“Ma scherza? Prodi è uno che faceva politica da quando aveva i calzoncini corti. Era un politico di lunghissimo corso, ammanigliatissimo con tutti i potentati democristiani. Prodi è il capo politico della fu Democrazia Cristiana. Conte è un signor nessuno”.

La leadership di Zingaretti nel Pd è a rischio?

“Non c'è alternativa. Non ha dato fastidio a nessuno, purtroppo. Quindi, perché dovrebbero cambiarlo?”.

E, ora, Renzi che ruolo avrà?

“Ah questo andrebbe chiesto a lui... Cosa gli viene in testa oltre a questa vittoria di Pirro di poter dire 'Ho mandato a casa Conte?' Sicuramente Draghi sarà così intelligente da non dare alcun ruolo al movimento di Renzi nel nuovo governo. Qualunque sia il carattere di questo governo, se più tecnico o più politico, Renzi non ci sarà. Questa è l'unica cosa certissima. E, dunque, cosa fa? Crede di recuperare tanti voti perché ha mandato a casa Conte?”.

La sinistra che rapporti dovrà avere con Renzi?

“Lo lasceranno al suo destino. Renzi non è più un problema. Voterà sicuramente Draghi, non costituirà nessun problema per il nuovo governo e non ne farà parte. Sparirà dai radar. Dovrà inventarsi qualcos'altro per riapparire”.

Le elezioni, secondo lei, quando si terranno?

“Lo sappiamo benissimo che quest'anno non si voterà, Mattarella l'ha spiegato con precisione scientifica. Secondo me si andrà a votare dopo l'elezione del presidente della Repubblica, a giugno oppure ottobre del 2022”.

E Draghi potrebbe diventare Capo dello Stato?

“Se avrà un grande consenso nell'azione di governo che intraprenderà, sì. Sarebbe anche molto logico”.

Ma avere un banchiere a Palazzo Chigi non è un'anomalia?

“Dini, Ciampi, di fatto anche Monti, abbiamo avuto tanti premier provenienti da Banca d'Italia. Draghi è il quarto e questa è la testimonianza di una crisi radicale di ceto politico. La cosa più comica, in questi giorni, è che questi politici, che hanno clamorosamente fallito tutti, dicono che Draghi deve formare un governo politico perché i problemi da affrontare sono politici. Sono vergognosi. Ormai mancano di senso comune del pudore. Ma cosa avete fatto finora? Non erano governi politici quelli che ci sono stati finora? E la situazione è questa... È incredibile e pazzesco che tutti, da destra a sinistra, non si siano resi conto del loro crollo”.

Che futuro politico prevede per il M5S?

“Dipende. Bisognerà vedere se accolgono 'la prospettiva Conte' di costruire un'intesa vera col Pd oppure se tornano all'opposizione e al 'vaffanculo', come molti di loro vorrebbero, allora cambia completamente lo scenario. Il M5S finalmente dovrà decidere cosa vuole essere da grande. Il M5S nasce su un'onda demagogico-populistica intercettando voti dappertutto. Ora, dopo l'esperienza di governo complessa, prima con la Lega e poi col Pd, c'è Conte che ha detto chiaramente sì a un'alleanza strategica col Pd. C'è chi dirà sì e chi dirà no e si divideranno oppure vincerà una delle due correnti. Ma è chiaro che non potranno restare così come in questo governo con metà partito che continua a sproloquiare e metà a governare”.

E la Lega cosa farà?

“La Lega non può fare la guerra a Draghi, assolutamente. Credo che alla fine si asterrà anche perché la Lega è l'unico partito in Italia che ha forza, ossia ha un autentico radicamento sociale nelle Regioni chiave di questo Paese, il Nord. Non ha qualche voto d'opinione raccattato un po' a caso. La Lega è l'unica forza politica, tutto il resto oggi c'è e domani non c'è più.

Certamente, poi, appoggiare Draghi servirà a Salvini per far capire all'Ue che lui è una persona di cui un domani ci si può fidare. Anche se non gli piace, sarà costretto dai Giorgetti, dagli Zaia e dai governatori che devono gestire le Regioni chiave di questo Paese”.

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