La signora Gaudio, a quanto pare, non è l'unica che non vuole andare a vivere a Catanzaro. Gino Strada lancia le operazioni di Emergency in Calabria, ma così fa anche un passo di lato sottraendosi alla coreografica selezione del commissario alla sanità calabrese.
Dopo la cacciata in serie di Saverio Cotticelli e di Giuseppe Zuccatelli e il gran rifiuto «per causa coniugale» del rettore Eugenio Gaudio, il totonomi si ingarbuglia sempre più. C'è anche chi, come l'ex presidente della Calabria Giuseppe Nisticò consiglia un «commissariamento di gruppo»: «Serve un gruppo di eccellenza che potrei coordinare. Ma all'incarico di commissario direi no, thank you, sono impegnato a realizzare l'istituto di ricerca dedicato a Renato Dulbecco».
La sanità calabrese è un bubbone che undici anni di commissariamento non sono riusciti a curare e con l'emergenza coronavirus è tutto più difficile. Ma il vero problema è quello che ha convinto il rettore Eugenio Gaudio, che aveva già iniziato a preparare il trasloco, a disfare le valigie facendosi scudo dei problemi familiari: dopo tre figuracce di fila del governo e con la pressione dell'opinione pubblica che pare essersi accorta all'improvviso del disastro sanitario chiamato Calabria, servirebbe un mandato politico forte. E invece la maggioranza è divisa trasversalmente e la nomina è ormai questione di bandiere. Ecco perché ieri in audizione parlamentare il ministro Francesco Boccia ha tentato di ridimensionare il valore stesso della questione: «Nessun commissario ad acta ha avuto tanta attenzione, ma il commissario si occupa esclusivamente del ripiano dei disavanzi sanitari». Ma ormai c'è poco da fare: la Calabria è diventata il campo di battaglia di una guerra per bande. Ciascuna delle quali vorrebbe piantare il proprio vessillo.
La cosiddetta ala dura dei 5s, quella che ha salutato con entusiasmo la nomina del generale dell'Arma Saverio Cotticelli («Ma non io -precisa la deputata calabrese Dalila Nesci- ho collaborato lealmente ma non sono mai stata un suo sponsor») ora esprime attraverso il Fatto quotidiano l'auspicio di puntare su un generale della Finanza. Matteo Renzi aveva sponsorizzato Strada, ma chissà se in modo sincero o per avvolgerlo in un «abbraccio mortale». Altri puntano su un collaudato servitore dello Stato come il Prefetto Francesco Paolo Tronca. E Conte aveva pescato nella sua cerchia, proponendo Gaudio, rettore della Sapienza quando «l'avvocato del popolo» si candidava al concorso per una cattedra alla facoltà di Giurisprudenza.
C'è però anche il problema del territorio: le tre nomine flop seguite al lungo e vano commissariamento, stanno incendiando la Calabria. Il no al commissariamento ormai è trasversale e unisce l'attuale governatore di centrodestra Nino Spirlì e Agazio Loiero, a lungo la figura di maggior spicco del centrosinistra calabrese. I sindaci della regione oggi andranno a protestare a Palazzo Chigi contro l'atteggiamento «colonialista» del governo centrale. E alla protesta si unito anche Giuseppe Falcomatà, il sindaco di Reggio Calabria, che ha incassato l'appoggio del ministro Pd Peppe Provenzano. Attivissimo anche il procuratore capo di Catanzaro Nicola Gratteri che ha bocciato Strada come commissario, definito inutile il commissariamento stesso e aperto un'indagine.
Sorpresa finale, Gratteri è entrato pure nel totonomi, proposto come commissario da Guido Bertolaso. Il teatrino non si ferma. Ma il coronavirus nemmeno, purtroppo: ieri nella regione, nonostante il lockdown, c'è stato un rialzo dei contagi e delle vittime.
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