Il diavolo è nei dettagli. Anche e soprattutto nei numeri del contagio. Quello che fa notizia è sempre il dato sui nuovi contagi, quello che sposta umori e malumori. Ma affidare la lettura della pandemia soltanto al conteggio dei nuovi positivi alle volte non consente di guardare le cose dalla giusta distanza.
Prendiamo ieri. Il bollettino recita secco: 1365 nuovi positivi. Bene, uno pensa, confrontando il dato con quello del giorno prima, che ne registrava 1.444. Settantanove in meno è una buona notizia, no? Però se un sposta l'occhio sulla colonna a destra del grafico meticolosamente compilato dal ministero della Salute e legge il dato sui tamponi si accorge che sono pesantemente diminuiti rispetto al giorno prima: erano stati 99.108 sabato, sono stati 81.723 ieri. Cosa normale, riferendosi di fatto ai test fatti sabato, giorno di fine settimana in cui è inevitabile un rallentamento della lavorazione dei tamponi. Però «pesando» i due dati si scopre che sabato la percentuale di positività in rapporto ai test era stata dell'1,46 per cento e ieri alla fine è stata superiore: 1,68. Quindi il virus non sta affatto arretrando.
Altro dato saliente che serve a misurare la pressione che il virus opera sul sistema sanitario è quello delle persone ricoverate. Ebbene, la fotografia scattata ieri sembra piuttosto tranquillizzante. Dei 24.205 attuali positivi (comunque 1.049 in più del giorno prima), ben 22.868 sono asintomatici o quasi e pertanto in isolamento domestico fiduciario (+959), mentre 1.251 positivi sono ricoverati in reparti ordinari (+83) e 87 sono in terapia intensiva (+8). Sembrano uno scherzo se paragonati al 3 aprile, giorno della massima emergenza negli ospedali italiani con 85.388 positivi, 52.579 in isolamento domiciliare, 28.741 in reparti ospedalieri normali e addirittura 4.068 in terapia intensiva. Però prendiamo il 15 agosto, appena quindici giorni fa: quel giorno i positivi «in corso» erano 14.406, i «quarantenati» in casa 13.587, i ricoverati in reparti ordinari 764 e i più gravi in terapia intensiva 55. In pratica nella seconda metà di agosto i ricoveri per Covid-19 sono cresciuti di 518 unità, vale a dire del 63 per cento, e coloro di questi bisognosi della terapia intensiva sono cresciuti da 55 a 86, vale a dire del 56 per cento. E siccome non è tanto il numero di infetti a contare ma la loro salute, è bene non abbassare la guardia. Anche perché siamo attesi da un paio di bombe epidemiologiche come gli ultimi rientri dalle vacanze di chi è andato in giro per l'Italia a «democratizzare» il virus e la riapertura delle scuole.
Torniamo ai numeri di ieri: colpisce certamente che la regione con il maggior numero di nuove positività sia la Campania, con 270 nuovi infetti a fronte di appena 6.729 tamponi fatti (l'indice di contagio qui è addirittura del 4,01). La Lombardia, per dire, ha meno contagi (235, secondo posto) ma quasi il doppio dei tamponi, 12.863. E nel Lazio con 12.784 tamponi fatti sono state riscontrate «appena» 156 positività. Sopra quota cento anche Emilia-Romagna e Veneto, entrambe a quota 109.
Nuovi casi sono stati riscontrati in tutte le 21 regioni (19 più le due province autonome di Bolzano e Trento), anche se Molise e Basilicata sono a quota 1 e la Valle d'Aosta a 2. E i morti? Sono 4 e portano il totale a 35.477: tre in Lombardia e uno in Piemonte.
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