"Calenda? Una barzelletta... Tanto vale che torni nel Pd"

Alberto Veronesi racconta le ragioni che lo hanno portato a litigare ad appoggiare Mario Prandini, neo-sindaco di centrodestra a Lucca, anziché il candidato del Pd, come avrebbe voluto Carlo Calenda

"Calenda? Una barzelletta... Tanto vale che torni nel Pd"

“Credo molto in un progetto politico che guardi veramente al centro dello scacchiere nazionale laddove è necessario avere una visione che premia i programmi e le persone". Il direttore d'orchesta Alberto Veronesi, figlio del noto oncologo Umberto, spiega così la sua scelta di presentarsi alle comunali di Lucca col sostegno delle forze centriste, in primis Azione di Carlo Calenda, col quale poi ha litigato sul candidato da appoggiare al ballottaggio.

Perché ha sostenuto il candidato del centrodestra Mario Pardini?

“Ho sempre detto che serviva la discontinuità rispetto al passato e rispetto a una Lucca che era ferma, immobile e sonnecchiante, senza prospettive e senza un progetto di sviluppo. Poi, la personalità civica, moderata e perbene di Pardini mi ha convinto che quella era la strada giusta. La strada della discontinuità in mano a un manager, una persona che può portare un modello di città lontano dai partiti perché espressione del civismo”.

Ma Pardini, come ha detto Carlo Calenda, ha effettivamente stretto un accordo con un leader di Casa Pound?

“Calenda non conosce la realtà locale perché ha detto che, adesso, al governo della città ci sono i novax e i fascisti di Casa Pound. Questo non è vero perché non c'è nessun simbolo nella coalizione di Pardini che si rifà a partiti fascisti. Bisogna smetterla una volta per sempre di criminalizzare chiunque per strappare consensi ad ogni costo. Non ci sono novax nelle liste che hanno sostenuto Pardini e il neo-sindaco di Lucca non ha messo nel suo programma che non ci si deve vaccinare o che è contrario al green-pass. Questa disinformazione deve finire”.

Cosa rimprovera di preciso a Calenda?

“Calenda ha gettato la maschera, ha fatto un accordo con il Pd per avere una presenza in Parlamento. Questo usare il Pd, poi dissociarsene, poi tornaci insieme di nuovo è una barzelletta, un teatrino che non farà bene a lui e al partito di centro che lui vuol rappresentare. Il partito di centro deve poter legittimamente andare a sinistra o a destra come legittimamente ha fatto anche in altre città”.

E, invece, a Lucca questo non è avvenuto...

"I leader nazionali hanno fatto l'errore di considerare i partiti di centro solo a parole, mentre nei fatti sono partiti di sinistra. Se, indipendentemente dalla qualità dei candidati, ci si deve schierarare sempre a favore della sinistra non si fa un buon servizio al Paese. A quel punto, tanto vale che i leader di questi partiti tornino nel Pd e creino lì la loro corrente interna anziché dar vita a partiti di centro che sono solo degli specchietti per le allodole”.

Secondo lei, i suoi elettori hanno seguito la sua indicazione di voto o quella di Calenda di puntare sul candidato del centrosinistra?

“La barzelletta più grande è proprio questa, che gli elettori non hanno seguito lui, ma Alberto Veronesi. I circa 600 voti di differenza sono esattamente, al netto delle astensioni e delle poche inevitabili defezioni, quelli del terzo polo che io ho rappresentato al primo turno e che ho fatto convergere verso Pardini”.

Lei, ora, entrerà nella giunta Pardini?

“Sono un battitore libero. Sono a disposizione della città e di Pardini. Sarà lui a decidere. Non ho ambizioni di sorta. Certamente ho il riconoscimento della città dovunque vada e, quindi, penso che la città voglia che resti qui per essere a disposizione della comunità”.

Ha sentito Calenda dopo la chiusura delle urne?

“Sì, mi ha mandato un altro messaggio con l'ennesimo insulto dandomi dell'incapace.

Io gli ho risposto che sarò pure incapace perché ho preso solo il 3,7% e ho appoggiato il candidato di centrodestra però tu non mi hai tolto neanche un elettore di quelli che volevi togliermi. Insomma, in fatto di incapacità, mi batti ampiamente”.

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