Per Calenzano i due periti di Capaci

Da testimoni e superstiti l'ipotesi della perdita di liquido dal cavo di alimentazione

Per Calenzano i due periti di Capaci
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L'inchiesta sull'esplosione nel deposito di idrocarburi dell'Eni di Calenzano passa per le perizie tecniche, affidate a due esperti di esplosivi che hanno lavorato all'indagine per la strage di Capaci, di cui si era occupato lo stesso procuratore di Prato Luca Tescaroli quando era pm a Caltanissetta, ma anche dalle testimonianze di chi c'era e si è salvato. Come quella di un collega di Vincenzo Martinelli, il primo autista delle autocisterne nella zona di carico morto nella deflagrazione. Martinelli aveva intuito si essere in pericolo, ma non ha fatto in tempo a mettersi in salvo: «Ha fatto un passo indietro, come se si fosse accorto di qualcosa». Una testimonianza preziosa, quella dell'operaio, come quella di uno dei feriti che è riuscito a mettersi in salvo prima del terribile boato, che ha notato una perdita di liquido all'altezza del cavo dell'alimentazione del carburante, che potrebbero aiutare il pm a fare chiarezza su cosa è accaduto nell'impianto.

La Procura pratese indaga per omicidio colposo plurimo, lesioni colpose aggravate dalla violazione delle norme sulla sicurezza sul lavoro e disastro colposo. Ieri i periti hanno fatto un primo sopralluogo sul luogo della tragedia. «Ancora presto per avere delle risposte sulle cause», hanno detto. Anche l'Eni, in una nota in cui ha espresso nuovamente la propria vicinanza alle famiglie delle vittime e dei feriti, sottolinea che è prematuro ipotizzare la natura dell'esplosione: «Stiamo collaborando strettamente con l'autorità giudiziaria».

Con il recupero della quinta vittima si è conclusa la ricerca dei dispersi. Le salme dei cinque autotrasportatori morti sono state trasferite all'Istituto di Medicina legale dell'ospedale fiorentino di Careggi dove verrà effettuata l'autopsia e prelevato del Dna, che servirà per il riconoscimento ufficiale dei corpi carbonizzati dalle fiamme. L'inchiesta sarà lunga e complessa. Il nodo cruciale sarà capire cosa abbia provocato la perdita di carburante, se un errore umano, il malfunzionamento di qualche apparecchiatura o il mancato rispetto delle norme di sicurezza. Soltanto dopo verranno valutate eventuali responsabilità. Al momento dalla Procura non sono trapelate notizie di iscrizioni nel registro degli indagati, anche se solo come atto dovuto in questa fase dell'inchiesta, ma potrebbe essere questione di ore. Gli investigatori hanno visionato le immagini delle telecamere di sorveglianza dell'impianto interno al deposito per analizzare la sequenza dell'esplosione alla ricerca di elementi utili per capire la dinamica della tragedia. I vigili del fuoco sono ricorsi al laser-scanner, un sofisticato apparecchio che effettua rilievi tridimensionali che potrebbero aiutare ad individuare il punto di partenza dell'esplosione e a capire cosa abbia fatto da innesco. Per la prima volta è stato usato l'It-alert, il sistema di allarme pubblico sviluppato dalla Protezione Civile. Circa un'ora dopo la deflagrazione tutti i cellulari che si trovavano in un raggio di 5 chilometri dal luogo dell'incidente hanno ricevuto un messaggio che avvisava di quanto appena avvenuto e invitava i cittadini a trovare riparo al chiuso.

«Il sistema ha funzionato», ha detto il capo della Protezione Civile Fabio Ciciliano. Per il segretario generale della Cgil Maurizio Landini «l'ennesima strage dimostra che questo sistema di impresa è fondato sull'insicurezza».

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