Romani, Fico, Zanda e Bonino. Sono questi, al momento, i nomi su cui si gioca il risiko delle elezioni dei presidenti di Camera e Senato.
Il M5S non ha i numeri per eleggere Fico
Sul senatore forzista Paolo Romani pende il veto dei Cinquestelle che non vogliono scendere a patti con Silvio Berlusconi ma non hanno i numeri per eleggere da soli il presidente di Palazzo Montecitorio, il loro obiettivo numero uno. Alla Camera, infatti, dalla quarta votazione, serve la maggioranza più 1 cioè 316 voti su 360 deputati, mentre al Senato c’è il ballottaggio tra i due più votati. Dato che i deputati grillini sono solo 227 hanno bisogno di 90 voti ‘in prestito’ dal Pd o dal centrodestra, forse qualcosina in meno se i 14 deputati di LeU convergeranno su Roberto Fico ma, in ogni caso, non sarà un’impresa facile eleggerlo.
Ecco, dunque, che la palla si sposta al Senato. È qui che i Cinquestelle starebbero pensando di cambiare interlocutore e riprendere il dialogo con il Pd. I pentastellati, in caso di ballottaggio tra Romani e Zanda, potrebbe votare il secondo così da assicurarsi i voti dei democratici per eleggere Fico presidente della Camera. Un’ipotesi già smentita dal capogruppo Ettore Rosato che, su Radio 1, ha detto: “Non stiamo giocando. Ma l'ultima persona che vuole giocare è Zanda. Non credo che si farebbe prendere in giro da questa indiscrezione. Se ci sono delle scelte del M5S che riguardano il Pd ce lo vengano a dire. Per ora non è arrivata nessuna proposta". Al netto delle smentite, però, i canali sono aperti. Michele Anzaldi, deputato renziano che ha lavorato a lungo accanto a Fico in commissione di vigilanza Rai, dice a ilgiornale.it: “Non sto facendo una dichiarazione di voto ma da lui mi sentirei garantito”. Su uno ‘possibilista’, però, ce ne sono molti altri indisponibili ad aperture verso i grillini. Sarebbe alquanto strano vedere la Boschi votare per Fico?
Al Senato l'ipotesi Emma Bonino non prende quota
Alla Camera i renziani sono “la stragrande maggioranza”, ci dice un autorevole membro del governo uscente. In termini assoluti si parla di circa 70 sui totali 112 deputati del Pd, mentre al Senato i numeri sono leggermente ridotti ma lì c’è Matteo Renzi a sorvegliare che il partito mantenga la barra dritta sulla linea dell’opposizione netta in ogni caso. I grillini, prima di trovare la ‘quadra’ per la Camera, devono chiudere un accordo al Senato. Qui, il grillino ligure Matteo Mantero, alla sua prima legislatura, ha lanciato l’ipotesi Emma Bonino ma è stato subito stoppato dai vertici del Movimento. Il deputato Federico d’Incà, parlando con i giornalisti in Transatlantico, ha respinto l’idea con una battuta: “Se mi dite Bonino, vi rispondo ‘cattivino’…”.
Insomma, allo stato attuale, i grillini non hanno scelta: o trovano un accordo con Forza Italia per Palazzo Madama oppure si possono scordare di occupare quella di Montecitorio, dove il presidente, per tutta la Seconda Repubblica, è stato sempre eletto con una maggioranza risicatissima. Ed è bene ricordare che i grillini non hanno la maggioranza né alla Camera né al Senato perciò devono necessariamente scendere a patti con qualcuno. E questo qualcuno è il solo il centrodestra…- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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