Quarantatré vittime e una ferita che per Genova e l'Italia intera rimane aperta. Quello che è successo il 14 agosto del 2018, il crollo del ponte Morandi a Genova, resta uno dei capitoli più bui della storia recente del nostro Paese. Ma mentre nel capoluogo ligure il processo a carico di 59 persone prosegue con le testimonianze di chi è sfuggito alla tragedia, emerge anche una storia in cui la cronaca diventa quasi spy story. Perché tra i veicoli precipitati dal viadotto in quella maledetta mattinata di metà agosto c'era anche un camion pieno zeppo di droga.
È quanto emerge da un'intercettazione del marzo 2020 dei carabinieri del Ros di Reggio Calabria nell'ambito dell'inchiesta antimafia che nei giorni scorsi ha portato all'arresto di 48 persone. Nessuno tra i soccorritori prima e tra gli inquirenti poi, si aspettava che quel camion, per mesi chiuso in deposito, nascondesse un carico di 900 chili di hashish, pronta per essere venduta nel mercato del Sud Italia. A rivelarlo è uno dei boss del clan Bellocco di Rosarno, Francesco Benito Palaia, 49 anni, pregiudicato di 'ndrangheta con precedenti, manco a dirlo, per traffico di stupefacenti. L'uomo, tra gli arrestati nel blitz, racconta tutto al telefono con Rosario Caminiti, uomo di fiducia della famiglia Bellocco. «Nel discutere dei futuri traffici di stupefacente Palaia faceva riferimento a un cargo frigo imbottito di hashish e rimasto coinvolto nel triste evento del crollo del ponte Morandi. Una partita destinata a dei malavitosi campani», scrive il gip Vincenza Bellini nell'ordinanza che ha portato ai 48 arresti. Palaia era stato contattato per tentare di recuperare il furgone dove era nascosta la droga, nonostante fosse agli arresti domiciliari. Grazie alle sue conoscenze nel settore, dietro ingente compenso, sarebbe stato in grado di trasportare quel che restava del mezzo contenente il prezioso carico, stimato in diversi milioni di euro.
Le intercettazioni non lasciano dubbi. «È caduto un furgone, lo so, lo so. Raccontava che voleva andarselo a prendere», dice Caminiti al telefono. «Insomma, dice che i neri lo sanno che si è perso... noi stiamo ancora comprando da loro. Io questi 900 chili glieli voglio fottere, dice, e tu hai la possibilità di prendertelo tutto... Gli ho chiesto in che senso. Io posso fare una cosa, gli ho detto, facciamo 50 e 50, io lo vendo e il 50% de lo prendi tu, tanto tu non l'hai pagato», replica Palaia al telefono.
I due organizzano anche nel dettaglio come recuperare il furgone e come trasportarlo a destinazione senza destare sospetti e proteggendo il carico di droga. «Non abbiamo approfondito», spiegano gli inquirenti che non mettono fine alla vicenda, probabilmente per tutelare indagini ancora in corso.
Ma mentre a Genova sfilano i testimoni del crollo, tra chi racconta come abbia visto l'asfalto aprirsi, chi spiega di essersi fermato a un passo dal baratro e chi di averlo superato giusto in tempo, fa specie sapere di chi in quei drammatici momenti pensava solo e soltanto ai suoi loschi traffici.
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