
È l'1 e 25 di notte, le vie sono deserte, Pozzuoli dorme quando la terra comincia a tremare per 30 secondi. Infiniti. La scossa è più forte del solito, più lunga. Il boato è terrificante. Scatta il panico. Tutti per strada: c'è chi ha la prontezza di prendere la valigia pronta da mesi accanto alla porta, chi già ce l'ha nel baule della macchina.
La portata del terremoto è di magnitudo 4.4 e l'epicentro viene localizzato in mare, a pochi metri dalla riva di via Napoli, a due chilometri di profondità, avvertito lungo tutti i Campi Flegrei. È la scossa più forte degli ultimi 40 anni assieme a quella registrata lo scorso maggio.
Urla, fughe in pigiama sotto la pioggia e paura anche nel quartiere di Bagnoli, dove i calcinacci cadono da chiese e case, finendo per strada o sulle macchine parcheggiate. Una donna rimane ferita per il crollo del soffitto, in pronto soccorso si presentano in 11 ma nessuno in condizioni gravi, solo qualche ferita per schegge di vetri rotti o per attacchi di panico.
La gente è esasperata, non ragiona più. In centinaia cercano di entrare nell'ex base Nato e forzano i cancelli per cercare un rifugio sicuro. Ci sono scontri con le forze dell'ordine. Ma dietro a quella mini rappresaglia si legge chiaramente la tensione a fior di pelle con cui le famiglie convivono da mesi. Senza sapere cosa sarà delle loro vite e delle loro case. Al tavolo in Prefettura viene stabilito che proprio nell'ex area Nato verrà allestita una zona di accoglienza permanente nel caso si verifichi un'altra scossa così violenta. La terra trema fino al mattino. Lo sciame sismico, sostengono gli esperti, andrà avanti a lungo. Dopo la notte in bianco, l'arrivo dei vigili del Fuoco e della Protezione civile, ieri sono proseguite per tutto il giorno le verifiche di stabilità sugli edifici, comprese le scuole, rimaste chiuse. In casa la gente non ci vuole più tornare, meglio la tenda della protezione civile, meglio l'auto per passare la notte.
Per ora non scatta il piano di evacuazione. «Ma non è escluso» conferma lo stesso ministro della Protezione Civile Nello Musumeci. Se dovesse essere, sono previsti tre scenari diversi in base alla potenza della scossa: il più critico - quello che valuta il rischio vulcanico - prevede l'evacuazione di 800mila persone. Il piano più blando - quello che scatterebbe nelle aree più delicate - riguarderebbe invece 85mila persone. «È chiaro che l'ipotesi evacuazione sarà oggetto nei prossimi giorni di esame, qualora i tecnici dovessero dirci di essere in prossimità di una accentuata evoluzione del fenomeno». Il presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca ha chiesto lo stato di mobilitazione, firmato nel giro di poche ore da Musumeci, e questo renderà più facili gli aiuti e l'assistenza alla popolazione da parte della protezione civile, compreso il volontariato organizzato. Tuttavia, per il momento si è deciso di non chiedere lo stato di allarme, per evitare di chiudere tutto.
La premier Giorgia Meloni comunque sta seguendo passo per passo quanto accade ai Campi Flegrei e, su indicazione dei vulcanologi, le istituzioni sono pronte a fare tutto il necessario per mettere in sicurezza gli abitanti. Anche il presidente Sergio Mattarella ha espresso la sua vicinanza alle famiglie colpite. «Quello dell'altra notte - spiega il sindaco di Napoli Gaetano Manfredi al termine del vertice in prefettura - è stato uno stress test importante per il patrimonio edilizio di questa parte della città e il fatto che non ci siano danni strutturali significa che c'è una buona capacità sismica».
Cosa accadrà nei prossimi giorni? «Recentemente è triplicata la velocità di sollevamento del suolo, passando da 1 a 3 centimetri al mese» spiega Francesca Bianco, direttrice del dipartimento Vulcani dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia. Di conseguenza, ha aggiunto, «quanto è avvenuto l'altra notte non è inaspettato, anche se non è possibile stabilire quando arriverà un terremoto né quale intensità avrà».
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