In campo l'attivismo di Draghi: un G20 per risolvere la crisi

Il premier prova a convincere gli Usa che è necessario coinvolgere Cina, Russia, Turchia e Arabia Saudita

In campo l'attivismo di Draghi: un G20 per risolvere la crisi

Roma. Magari, spiegano da Palazzo Chigi, gli americani potevano informarci prima. Forse, chissà, servivano delle «vere consultazioni»: l'alleanza è una cosa bella e utile, anzi dobbiamo rafforzarla, tuttavia non può essere data per scontata. Ma pazienza, non è certo questo il momento delle polemiche e nemmeno è lo stile di Mario Draghi. Perciò, quando nella serata di Washington ha parlato con Joe Biden, il presidente del Consiglio ha convenuto sull'importanza di «un approccio comune» e di «lavorare in stretto coordinamento». La prossima settimana è previsto un G7 straordinario per decidere come affrontare la crisi afghana e risolvere i problemi immediati di sicurezza. Poi però, ha aggiunto, la palla dovrà passare al G 20.

Infatti, al di la della disputa sulle sigle, c'è una questione di sostanza e di prospettiva che ci divide dagli Usa. Ma una cosa alla volta. Intanto l'Italia accoglie con favore l'iniziativa della Casa Bianca, una proposta che sottintende pure una pressante richiesta di aiuto all'Europa: Biden è in difficoltà e la priorità di tutti adesso è evacuare i cittadini occidentali a Kabul e gli afghani che hanno collaborato con noi. Però, a medio termine, mobilitare il solo G7 non è sufficiente, per il semplice fatto che dentro non ci sono quelli che possono realmente incidere. Perciò ecco che servirà allargare, diluire, aprirsi, convocare cioè una riunione del G20, di cui Roma è presidente di turno. Non c'è ancora una data, si parla di metà settembre. Quello, secondo Draghi, è «il tavolo del confronto» attorno al quale, oltre Stati Uniti e Ue, saranno seduti anche gli altri protagonisti della partita. «Il futuro dell'Italia - ha spiegato il premier l'altra sera al Tg1 - è fatto di difesa dei diritti fondamentali. Questa via deve essere perseguita in tutti contesti possibili a livello mondiale e il G20, con Cina, Russia, Turchia e Arabia Saudita, è la sede naturale per avviare la collaborazione».

Si capisce pure la riluttanza di Washington a trattare con i nuovi avversari di Mosca e Pechino. Ma è un passo necessario e gli Usa se ne rendono conto, come dimostra l'accenno al G20 nel comunicato della Casa Bianca, dopo la telefonata tra Biden e Draghi. Il premier italiano in questi giorni è attivissimo. Nel giro di 48 ore ha parlato con Angela Merkel e Emmanuel Macron, ha consultato Boris Johnson, ha saggiato pure la disponibilità di Vladimir Putin a «trovare una soluzione comune», perché qualcuno prima o poi dovrà pure trattare con i talebani e al momento gli occidentali non sono in grado di farlo. Nel corso del colloquio con lo zar Vlad, si legge nella nota, «sono stati discussi gli indirizzi per ricostruire la stabilità dell'Afghanistan, a contrastare il terrorismo e traffici illeciti, a difendere i diritti delle donne».

Un approccio che a Palazzo Chigi definiscono «fermo e realistico», con l'obbiettivo di costruire un consenso internazionale vasto su alcuni punti chiave.

In ballo il destino dei profughi, una possibile ondata migratoria, problemi di sicurezza, droga, armi, possibili infiltrazioni terroristiche. In questo quadro, di fronte al disimpegno di Washington, l'Europa deve cercare di riempire il vuoto.

E, all'interno della Ue, vista la momentanea debolezza di Berlino e Parigi, con la Merkel a fine mandato e Macron impegnato nelle elezioni presidenziali, l'Italia sembra destinata ad avere un ruolo più centrale, più protagonista. Il premier si sta già da tempo muovendo di conseguenza, come dimostra la rete diplomatica che sta preparando. La tela del drago.

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