Roma Una sostituzione lampo, dopo un'inchiesta interna voluta direttamente da Papa Francesco per la fuga di notizie che ha coinvolto la gendarmeria vaticana, la «polizia» dello Stato della Città del Vaticano. Alla fine a pagare per la diffusione di un documento, pubblicato nei giorni scorsi, è stato il vertice del corpo pontificio, Domenico Giani, aretino, 57 anni, da oltre 13 l'angelo custode dei pontefici, che ha presentato le sue dimissioni nelle mani di Bergoglio, che le ha accettate. «È un gesto d'amore e di fedeltà al Santo Padre», si legge in un comunicato diffuso dal Vaticano, «nell'accogliere le dimissioni, il Papa si è intrattenuto a lungo col Comandante Giani e gli ha espresso il proprio apprezzamento per questo gesto, riconoscendo in esso un'espressione di libertà e di sensibilità istituzionale, che torna ad onore della persona e del servizio prestato con umiltà e discrezione al Ministero Petrino e alla Santa Sede».
Il capo dei gendarmi da giorni stava indagando per capire chi fosse la talpa che aveva inviato a qualche conoscente l'ordine di servizio in formato PDF contenente le foto e i nomi di cinque dipendenti sospesi, in via cautelativa, dal servizio in Vaticano. Tra questi un monsignore e un alto dirigente laico, coinvolti nell'inchiesta in corso su alcune operazioni immobiliari illecite, per l'acquisto di un palazzo di pregio a Londra per 200 milioni di euro. La pubblicazione del documento su tv e giornali aveva fatto infuriare il Papa che aveva chiesto di conoscere il nome del responsabile. A rendere il clima ancora più incandescente, le parole di Francesco che aveva paragonato la fuga di notizie a un «peccato mortale, perché lesivo della dignità delle persone e del principio della presunzione d'innocenza». Giani, nonostante fosse estraneo alla vicenda, aveva quindi deciso di assumersi la responsabilità per quel gesto compiuto probabilmente da un suo sottoposto. E così' ieri pomeriggio è stato ufficializzato il suo addio dopo vent'anni nel corpo, prima come vicecomandante e poi come numero uno. «Ho provato vergogna per la diffusione del documento», ha detto il generale ai media vaticani, «il momento è per me difficile ma vivo una serenità interiore».
Un passato da ufficiale nella Finanza e nei servizi segreti italiani, con Giani lo stato vaticano dal 2008 è entrato a far parte dell'Interpol, avviando collaborazioni con i servizi d'intelligence di mezzo mondo. Allo stesso tempo, il comandante era arrivato più volte vicinissimo a lasciare l'incarico, dopo aver ricevuto varie proposte di lavoro dall'Organizzazione delle Nazioni Unite.
Nonostante gli attacchi subiti negli anni, tra scandali e veleni interni, in particolare durante il Vatileaks 2, Giani ha sempre goduto della fiducia di Bergoglio che oggi accetta le dimissioni comprendendo spiegano dal Vaticano il gesto di grande fedeltà del comandante. «È solo un capro espiatorio», commentano numerosi vescovi e cardinali che si dicono dispiaciuti per l'accaduto.
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