"Paghiamo tutti il fallimento del Pd. Sarebbe folle lasciare il Colle ai franchi tiratori"

La capogruppo di Italia Viva dopo la bocciatura del testo sull'omofobia: "Letta ha perso politicamente con M5s nel fare muro contro muro"

"Paghiamo tutti il fallimento del Pd. Sarebbe folle lasciare il Colle ai franchi tiratori"

Sono le 16,45 quando Maria Elena Boschi prende in mano lo smartphone e scrive su Twitter: «Basta bugie». È il day after della clamorosa votazione al Senato che ha cancellato la legge sull'omofobia. La capogruppo alla Camera di Italia Viva è infastidita dal clima di resa dei conti a sinistra. «Non sono arrabbiata, sono amareggiata perché la legge non è passata» confida a fine serata.

Mattinata all'assemblea dei costuttori Ance sul Pnrr, pomeriggio a Montecitorio tra incontri con il governo per la legge-delega sulla disabilità ed altre votazioni. È sdegnata per aver letto cose atroci sui social: «Leoni da tastiera che minacciano di morte Renzi... Ecco questi rappresentano la negazione dello spirito del ddl Zan. Io questo testo l'ho firmato e l'ho votato alla Camera. Al Senato lo abbiamo sostenuto come il Pd, non accetto toni esagerati e ingiustificati».

Onorevole Boschi, il Pd ha aperto la caccia ai renziani dopo l'affossamento in aula del ddl Zan. Non vi siete stancati delle continue richieste di patenti di progressismo? Il segretario Letta ha parlato di rottura a tutto campo con Italia Viva e Forza Italia.

«Noi abbiamo approvato la legge sulle unioni civili, Letta ha fatto molte interviste sulla legge Zan. Questa è la differenza. Penso che Letta dovrebbe preoccuparsi della rottura con un pezzo del gruppo del Pd al Senato che a voto segreto ha votato contro la legge. Più che di Iv e Forza Italia dovrebbe preoccuparsi di Pd e M5s».

Anche nel Pd è stata messa sotto accusa la gestione di Letta di questa partita. Alla fine come vanno ripartite le responsabilità del flop?

«Letta ha fatto la strategia e Letta ha perso politicamente, insieme al M5s che lo ha seguito nel muro contro muro. Lo riconoscono molti anche nel Pd e nel M5s. Purtroppo però il loro fallimento lo paghiamo tutti, ma soprattutto lo pagano migliaia di persone che avrebbero potuto avere delle tutele in più e ora dovranno aspettare chissà quanto».

L'allontanamento del proporzionale rende attuali coalizioni elettorali omogenee. Il futuro di Italia Viva è scontato con il Pd e i grillini?

«Noi siamo impegnati a sostenere lealmente il governo Draghi perché la priorità è mettere in sicurezza il Paese. Il 2023 è ancora lontano. Certo, mi risulta difficile immaginare un futuro con il M5s. Dal reddito di cittadinanza, al ponte sullo stretto di Messina, al garantismo siamo all'opposto su tutto. Ma non capisco come il Pd possa parlare di europeismo con chi andava a braccetto coi gilet gialli»

Quali scenari apre tra i moderati un Pd sempre più radicale ed estremista che non pronuncia più la parola riformismo?

«Sicuramente c'è un grande spazio politico al centro. Moltissime persone purtroppo non sono andate a votare alle amministrative perché non trovano una proposta convincente. Per un centro europeista, riformista e liberale c'è' una prateria».

Renzi era in Arabia Saudita anziché votare al Senato tra le ironie di Pd e M5s. Cosa replica a chi lo considera spregiativamente un lobbista con un partito al 2%?

«Con il 2% abbiamo mandato a casa Conte e portato Draghi. E ci attaccano perché tutte le volte siamo decisivi, altro che irrilevanti. Quanto a Renzi: mercoledì era assente, si. Ma la sua assenza non ha pesato sul risultato visto che siamo andati sotto di 23 voti. Solo che dare la colpa a Renzi ormai è lo sport nazionale. E soprattutto l'alibi di chi ha sbagliato i conti».

La votazione sul ddl Zan ora viene vista a sinistra come la prova generale di un'elezione al Quirinale in cui sarà il fronte moderato ad esprimere il presidente della Repubblica. Chi darà le carte?

«Dopo ciò che è accaduto ieri credo che nessuno sarà così folle da lasciare che il nome di un presidente sia bruciato dai franchi tiratori: all'elezione del presidente della Repubblica servirà una maggioranza molto ampia».

È vero che voi renziani puntate su Pier Ferdinando Casini al Colle?

«Stimo molto Casini ma non è così. Noi non abbiamo un candidato al Colle fin tanto che al Colle ci sarà il presidente Mattarella per rispetto al suo ruolo e alla sua persona. E comunque fare i nomi ora serve solo a farli bruciare».

Rebus Draghi: capo dello Stato o premier a oltranza?

«Draghi può fare autorevolmente il presidente della Repubblica come sta facendo benissimo il presidente del Consiglio. Direi però che la miglior cosa che possiamo fare per il Paese ora è lasciarlo lavorare senza fibrillazioni. A febbraio, non oggi, parleremo del prossimo presidente della Repubblica».

Prevede colpi di scena o si rivoterà nel 2023?

«La legislatura deve arrivare al 2023 come prevede la Costituzione e come serve al Paese. Certo se la strategia parlamentare la fanno grillini e dem come l'hanno fatta ieri si rischia la paralisi. Ma spero che la lezione di ieri sia servita a capire che in Parlamento serve la politica, non il populismo».

Italia viva si è spesa per una commissione d'inchiesta sulle mascherine di Arcuri durante il governo Conte. Porterà risultati o è uno strumento di negoziato nel centrosinistra?

«Noi abbiamo chiesto, e continueremo a farlo, in Parlamento con le nostre proposte di legge e ovunque una commissione di inchiesta che faccia chiarezza su cosa è successo in Italia

durante la pandemia, non solo sulle mascherine. Se qualcuno è arricchito illegalmente sulle spalle degli italiani deve pagare. Lo dobbiamo alle migliaia di nostri connazionali morti e alle loro famiglie che meritano giustizia».

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