
Forse è vero che per una patria aver bisogno di eroi è un pessimo indizio, come dice Bertolt Brecht. Ma nel dubbio, meglio che ci siano.
Meglio che nella nostra Storia, quella con la S maiuscola, ci siano state persone come Salvo D'Acquisto, del quale il pontefice ha trovato l'energia per avviare ieri il percorso di beatificazione. Lui che, da giovane carabiniere, si fece uccidere per salvare ventiquattro civili innocenti dalle mitragliate dei nazisti nell'Italia occupata del dopo-armistizio.
D'Acquisto era nato a Napoli nel 1920 e nel fatidico anno 1939 si era arruolato nei Carabinieri e l'anno dopo era stato in Africa settentrionale aggregato alla 608esima sezione dell'Aeronautica. Nel 1942, mentre la guerra fascista volgeva al peggio, D'Acquisto era tornato in Italia per seguire un corso per sottufficiali a Firenze e da vicebrigadiere dopo l'8 settembre del 1943, nell'Italia smarrita e stanca dopo tre anni di sacrifici e dolore era stato assegnato alla caserma dei carabinieri di Torre ni Pietra di Palidoro, sul litorale vicino Roma.
Accadde così che il 22 settembre, in una caserma abbandonata che i paracadutisti tedeschi della 2. Fallschirmjäger-Division stavano ispezionando con l'intenzione di farne il loro quartier generale, esplosero alcuni ordigni lasciati dalla Guardia di Finanza, forse bombe usate per la pesca di frodo che le fiamme gialle avevano sequestrato. Due dei militari tedeschi morirono, altri restarono feriti. Non si trattava di un attentato, probabilmente gli stessi tedeschi lo sapevano, ma decisero di approfittarne per terrorizzare un po' la popolazione locale, visibilmente insofferente per il tallone delle SS. I nazisti chiesero ai carabinieri di collaborare nell'identificazione dei colpevoli ma D'Acquisto, che in quel momento era al comando della stazione a causa dell'assenza del maresciallo, si rifiutò di dare in pasto ai tedeschi dei nomi di innocenti, e cercò di convincerli del fatto che si era trattato di un incidente. I nazisti, c'è da dirlo?, non si fecero convincere e la mattina del giorno dopo piombarono sulla popolazione, rastrellando i primi cittadini che capitarono a tiro, 23 maschi: muratori, fabbri, ferrovieri, fattori, fornai, perfino un ragazzino, che però poi fu liberato. Gente comune che fu sommariamente interrogata, che disse la verità sapendo che a nulla sarebbe servito, che fu condannata a morte e costretta a scavarsi la fossa da sola. A quella farsa fu forzato ad assistere anche D'Acquisto, che con il cuore straziato a un certo punto decise di autoaccusarsi del presunto attentato, ottenendo di liberare i civili.
Che, come avrebbe fatto chiunque, scapparono a gambe levate senza assistere alla fucilazione del vicebrigadiere. L'ultimo degli scampati, fuggendo, assicurò di averlo sentire gridare «Viva l'Italia!». Troppo bello per essere vero. Ma non è così anche per l'eroismo?
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