
C'è un momento in cui l'evento storico del discorso di re Carlo III in Parlamento piomba nell'imbarazzo. Ed è quando, verso la fine, l'aula di Montecitorio si alza in piedi ad applaudire una frase, da destra a sinistra, e una voce annuncia la fine della cerimonia. «No no», dice agitando l'indice il presidente del Senato, Ignazio La Russa. «No», dice il numero uno della Camera, Lorenzo Fontana. E il re d'Inghilterra, nell'elegante completo scuro con cravatta grigio perla e pochette intonata, allarga le braccia, fa un risolino, poi riprende. Un passaggio, poi sottolinea, divertito: «Non ho ancora finito».
Il discorso conquista tutti e si conclude con le parole di Dante: «Qualunque siano le sfide e le incertezze che inevitabilmente affrontiamo come nazioni, possiamo superarle insieme. E quando l'avremo fatto, potremo dire: E poi uscimmo a rivedere le stelle».
L'intervento alle Camere riunite è il primo di un sovrano britannico, il quarto dopo quelli di Giovanni Paolo II, re Juan Carlos di Spagna e re Felipe VI di Spagna. Carlo lo inizia e lo finisce in italiano. «Spero di non rovinare la lingua di Dante», si scusa. Ma è un modo di dimostrare il forte legame culturale tra Uk, come dice lui, e Italia, al di là della Brexit. Si impegna a rafforzare «la profonda amicizia tra Regno Unito e Italia». Alle sue spalle, con il Tricolore, c'è la bandiera azzurra dell'Ue. Lui si scusa ancora: «Spero solo che ci perdonerete se ogni tanto corrompiamo la vostra meravigliosa cucina. Siamo due popoli e due nazioni le cui storie sono intrecciate tra loro e con quelle del continente europeo». Poi stupisce, raccontando: «Quando Garibaldi venne nel nostro Paese, il popolo fu contagiato da una Garibaldi-mania: fu creato addirittura un biscotto in suo nome». Ma il passaggio più politico è: «Gran Bretagna e Italia sono unite nella difesa dei valori democratici. I nostri Paesi sono stati al fianco dell'Ucraina nel momento del bisogno, le nostre forze armate sono fianco a fianco nella Nato. Siamo infinitamente grati del ruolo dell'Italia che ospita basi chiave della Nato e guida numerose operazioni all'estero».
Carlo e Camilla, in completo bianco e quattro fili di perle, arrivano alle 15,30 sulla Bentley a piazza Montecitorio. È il loro ventesimo anniversario di nozze e in aula riceveranno gli auguri italiani. Nella Sala della Regina incontrano i presidenti delle Camere e il vicepremier Antonio Tajani dal giovanile passato monarchico, che rappresenta il governo.
Nell'aula, Camilla viene fatta sedere in prima fila, accanto a Luciano Violante e Fausto Bertinotti. Sulla poltrona per Carlo c'è un cuscinetto con lo stemma reale, suona l'inno inglese poi quello italiano. La Russa sottolinea la necessaria collaborazione di fronte alle sfide di sicurezza, migrazioni, commercio. Fontana ricorda che Elisabetta venne per il Giubileo del 2000 e ora Carlo per quello nuovo.
Il re conquista applausi da tutti, parla di pace, di ambiente, di guerra e Liberazione, di Shakespeare. «L'Italia è un Paese molto caro al mio cuore e a quello della regina, come di tanti britannici». Ricorda le sue 18 visite, anche la tappa a Capaci della madre Elisabetta nel 1992 poco dopo l'assassinio del «vostro leggendario procuratore antimafia Giovanni Falcone».
Cita la partigiana Paola Del Din, addestrata dalle forze inglesi per la missione di 80 anni fa e celebra i suoi 101 anni.Il re rispetta il protocollo ma all'uscita fa due passi fuori programma con Camilla, arriva alla gelateria a via Uffici del Vicario. Una coppetta arriva alla regina, quasi di nascosto.
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