Il caro-gas preoccupa. Dal premier un altro "whatever it takes"

Cingolani rassicura: "Forniture adeguate". Oggi Consiglio dei ministri sull'energia

Il caro-gas preoccupa. Dal premier un altro "whatever it takes"

Il caro energia sta mordendo il potere d'acquisto delle famiglie e mettendo a repentaglio la competitività delle imprese, ma in Italia ad oggi non esiste un'emergenza gas. A provare ad abbassare la tensione è stato ieri lo stesso ministero della Transizione ecologica: «La situazione delle forniture» è «al momento adeguata a coprire la domanda interna», ha tagliato corto il dicastero guidato da Roberto Cingolani sebbene l'invasione della Russia in Ucraina abbia cambiato lo scenario dei rischi, imponendo «un monitoraggio costante» e misure di precauzione come il «riempimento dello stoccaggio anticipato». A dire il vero la situazione resta tesa, tanto che già oggi il governo dovrebbe muovere sul fronte dell'elettricità, per consentire maggiore flessibilità - in caso di allarme - nell'uso delle diverse sorgenti di energia elettrica, riabilitando il carbone. Insomma, una sorta di whatever it takes dell'energia.

Ma andiamo con ordine, partendo dal metano che venerdì scorso passava a 94,5 euro al megawattora. Ad oggi siamo ancora in una situazione di pre-allarme, sui tre livelli previsti, come era accaduto nell'inverno del 2017. Stando ai dati degli operatori del settore, inoltre, i serbatoi italiani sono più pieni (38,5%) della media europea (29,7%). La stessa domanda, complice l'avvicinarsi della bella stagione, oggi è inoltre tutto sommato contenuta (225 milioni di metri cubi) e il gas russo sta affluendo tramite il Tag, il Trans Austria Gas Pipeline, in quantità maggiore (73 milioni di metri cubi) rispetto a quanto avveniva lunedì scorso.

Passiamo al capitolo elettricità. La norma sul tavolo del Consiglio dei ministri odierno dovrebbe introdurre margini di flessibilità temporanea per ricalibrare la produzione di energia dal gas al carbone. Giova ricordare che ad oggi le centrali a carbone in funzione sul territorio nazionale sono sette e coprono, complici alcuni fermi parziali, il 15% circa del fabbisogno. Non molto, insomma. Ecco perché, insieme a una vera sburocratizzazione finalizzata ad accelerare i cantieri delle rinnovabili, resta cruciale capire se l'atomo di nuova generazione potrà o meno avere una possibilità di cittadinanza in Italia.

«Non c'è più tempo da perdere, è il momento di scelte decise e coraggiose, il governo lo sa e sta accelerando sulle contromisure per una crisi strutturale, cercando in tempi rapidi di rimediare agli errori dell'ambientalismo ideologico, al pari di quanto fatto dalla Commissione europea con l'inclusione del nucleare e del gas nella tassonomia», ha sottolineato Erica Mazzetti, deputata di Forza Italia aggiungendo come occorrano interventi strutturali di lungo periodo quali il potenziamento della produzione nazionale e il raddoppio della portata del Tap. Oltre, appunto, alla sperimentazione di un nucleare pulito e di nuova generazione.

Cingolani è in contatto permanente con il premier Mario Draghi e oggi è atteso un Consiglio europeo straordinario dei ministri dell'Energia. Nel frattempo i singoli Stati sono in manovra. A partire dalla Germania che ha annunciato la costruzione di due terminal di gas naturale liquefatto (Gnl) per ridurre la propria dipendenza da Mosca.

Ma anche il colosso pubblico algerino degli idrocarburi Sonatrach è pronto a fornire più metano all'Europa, in caso di calo delle esportazioni russe, veicolandolo attraverso il gasdotto Transmed che collega l'Algeria all'Italia.

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