Siamo ormai a un passo dall'isteria. I toni politici sono sempre più gravi, i commenti sempre più allarmati. Si inventano precedenti costituzionali, si teorizzano prassi politiche, si scavano trincee etiche, si evocano sciagure nazionali. Non si parla d'altro, non ci si occupa d'altro. Siamo così ossessivamente concentrati su quello che accadrà al Quirinale che non ci interessiamo più a quello che accade a palazzo Chigi, dove il potere non si esibisce ma si esercita.
Mario Draghi e il suo governo sono impegnati in un corpo a corpo con problemi epocali giganteschi, potendo disporre di un sistema politico in crisi e di una macchina amministrativa strutturalmente imballata. Con questi potenti mezzi devono contenere la diffusione della pandemia, sanare le fratture sociali che ne conseguono e avviare un colossale piano di riforme da trattare ogni sei mesi con la Commissione europea. Se a giugno passeremo l'esame a Bruxelles, solo quest'anno dovremo chiudere 106 progetti per una spesa complessiva di 15 miliardi e mezzo, mentre il prossimo anno i progetti diventeranno 167 per una valore complessivo di 27,5 miliardi. Inoltre, come sappiamo, il prossimo semestre sarà decisivo per impostare la mediazione europea sulla riforma del Patto di stabilità. Questione per noi italiani a dir poco vitale.
Fino a che non ha iniziato a girare sempre più vorticosamente la Grande Giostra del Quirinale, eravamo tutti persuasi che in una simile tempesta nessuno meglio di Mario Draghi potesse governare l'Italia e che nessuno meglio di lui potesse rappresentarci in Europa, nel mondo e sui mercati. I fatti confermavano la teoria. Poi è partita la Giostra e tutto questo è rimasto a terra. Sullo sfondo. Uno sfondo sfuocato agli occhi distratti dei cavalieri impegnati nel carosello quirinalizio. Carosello che, a quanto pare, fa girare la testa anche al presidente del Consiglio. Silvio Berlusconi è stato l'unico a ribadire ancor oggi quello che tutti dicevano fino a ieri, cioè che Draghi è insostituibile alla guida del governo. Un governo alla prese con problemi giganteschi e pressanti.
Ecco, al netto dell'importanza del nome del prossimo capo dello Stato, non sarebbe male se gli attori e gli osservatori politici concentrassero attenzioni e sforzi anche sull'esecutivo.
Serve un patto di fine legislatura, certo, ma invocarlo appare inutilmente retorico finché il sistema dei media e i capi partito rivolgeranno i loro pensieri altrove. Il Quirinale è importante, ma il Governo lo è di più.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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