Dopo la recente crisi in Bielorussia e la sciagura lungo il canale delle Manica, sul dossier immigrazione non poteva mancare il commento di Luca Casarini. L'ex attivista no global, oggi noto per essere stato capomissione della Mare Jonio, nave dell'Ong Mediterranea Saving Humans, intervistato sull'AdnKronos ha parlato di una “geopolitica della morte” che ha innescato tutte le crisi degli ultimi anni.
“Numeri così alti – ha dichiarato Casarini – casi che coinvolgono ormai ogni zona di frontiera in Europa e nel mondo, e sistematicità di questi eventi tragici che caratterizzano un'intera epoca, non possono essere ascritti all'eccezionalità. Sono gli effetti di una geopolitica della morte”.
Il dito del capomissione della Mare Jonio è puntato su un sistema politico globale che ha compiuto “tante scelte dal fiato e dalla vista corta – si legge ancora nell'intervista – fatte giorno per giorno e sulla base di convenienze di mercato oggi per l'indomani”.
In poche parole, i flussi migratori sarebbero originati secondo Casarini da scelte politiche ed economiche errate e le crisi registrate in diversi confini sono figlie di spontanei movimenti di persone in fuga. Impossibili quindi da arrestare.
Quella dell'ex attivista è forse una difesa dell'esistenza stessa non solo di Mediterranea ma di tutte le Ong in campo. “A questa geopolitica della morte – ha infatti aggiunto il capomissione – si contrappone una lotta quotidiana, durissima ma instancabile: quella di donne, uomini e bambini che non accettano di dover morire per decreto”.
Un riferimento diretto ai decreti in primis varati durante la permanenza al Viminale di Matteo Salvini. Con la Mare Jonio, nel marzo del 2019, Casarini è stato il primo a sfidare le nuove norme per la regolarizzazione dell'immigrazione volute dal segretario della Lega. I famosi decreti sicurezza, osteggiati dalle Ong e poi parzialmente modificati dal governo Conte II.
Nella difesa e nella giustificazione dell'operato delle organizzazioni, Casarini forse dimentica il concetto di “guerra ibrida” di cui ha parlato la stessa Unione Europea in occasione della recente crisi migratoria tra Bielorussia e Polonia. Secondo Bruxelles l'impennata di ingressi irregolari nel territorio polacco è figlio del ricatto lanciato da Minsk all'Ue. E anche in altri fronti, come ad esempio lungo la rotta balcanica, è palese come le carovane di migliaia di disperati verso l'Europa siano state strumentalizzate da chi aveva tutto l'interesse a tenere alta la tensione nei rapporti con il Vecchio Continente.
Non è un caso che nell'ultimo report della commissione europea sull'immigrazione, è stato ritenuto prioritario combattere contro i trafficanti di esseri umani introducendo sanzioni per quei Paesi terzi che non collaborano. È stato cioè specificato come spesso l'immigrazione è un fenomeno gestito da organizzazioni criminali, prima ancora che un movimento spontaneo di persone. Almeno nei casi di attraversamento illegale dei confini, i casi cioè che provocano crisi e morti tra i migranti.
Casarini però ha preferito puntare l'accento sulle cause politiche ed economiche. Arrivando quindi a giudicare decisivo il lavoro di chi si contrappone alla geopolitica della morte, condotta da chi sostiene, secondo l'ex attivista, “una geopolitica della vita, con gli esseri umani protagonisti e incentrata sulla solidarietà, non sul business e sulle guerre”.
Gli attivisti Ong, in questa semplicistica ricostruzione, sono i buoni che lavorano contro un sistema governato da cattivi. Quasi una chiamata a raccolta di chi sostiene la sua posizione.
Del resto la Mare Jonio è ferma a Chioggia da diversi mesi, la Mare Jonio 2, nuova nave di cui si è parlato nel dicembre 2020, non è mai entrata in funzione e lo stesso Casarini, assieme ad alcuni membri della società armatrice della Mare Jonio, è indagato per violazione delle norme della navigazione dalla procura di Ragusa dal marzo scorso. Fare pressione per giustificare il suo lavoro è l'unico modo per provare a tornare in mare.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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