Caso Concita, processo stalinista a Zingaretti. "Parla come Salvini, dica cose di sinistra"

"Repubblica" schiera anche Michele Serra per distruggere il segretario dem

Caso Concita, processo stalinista a Zingaretti. "Parla come Salvini, dica cose di sinistra"

Su Nicola Zingaretti si è scatenata la macchina del fango di Repubblica. Il segretario del Pd si è macchiato di una colpa troppo grave per essere perdonata in nome dalla comune militanza politica. Zingaretti è infatti colpevole di aver risposto male a Concita De Gregorio, utilizzando per giunta un termine («radical chic») che secondo le firme del quotidiano di riferimento del Pd non doveva permettersi di utilizzare, tanto più con una donna, che nella misteriosa logica di sinistra sarebbe più grave rispetto a polemizzare con un giornalista maschio. Dopo la character assassination fatta dalla De Gregorio, che ha descritto Zingaretti come un incapace, «un ologramma», uno «che inciampa, esita, traccheggia, tira fuori un foglietto da leggere» e che non è neppure capace da solo di «trovare l'uscita del Quirinale», un mediocre che «lascia dietro di sé l'eco malinconica di un vuoto», il segretario del Pd ha reagito con un tweet altrettanto polemico verso la giornalista di Repubblica che lo ha demolito attaccandolo sul personale, descrivendolo come un inetto (mentre invece ha magnificato il ministro Provenzano, con cui collabora il figlio della De Gregorio). Zingaretti per questo è stato preso a botte nuovamente dalla giornalista, mentre Fabio Fazio lo teneva fermo a Che Tempo che fa. Poi si è aggiunto Roberto Saviano, un altro opinionista della stessa famiglia, che ha attaccato la gestione dei vaccini Covid nel Lazio, amministrato da Zingaretti, ormai bersaglio dei giornalisti «radical chic». Un termine che appunto ha usato lo stesso segretario del Pd, vincendo così un altro round di mazzate, stavolta da un altro senatore di Repubblica, Michele Serra, scomodato solo quando la pratica si fa seria. Serra ieri ha preso il trattore ed è passato su quel che resta della reputazione di Zingaretti accusandolo più infame misfatto concepibile da quelle parti: parlare come Salvini (o come un giornalista non affiliato al Pd, ugualmente riprovevole). Se Repubblica arriva a spiegare al segretario del Pd come utilizzare la lingua italiana per non sembrare un leghista e gli consiglia di rileggere quello che scrive come si fa con gli scolari poco svegli, significa che lo considera un incapace. Secondo il Tempo la lite Zingaretti-De Gregorio ha coalizzato le donne del Pd contro il segretario autore di una «vergognosa prova di machismo, e proprio contro una donna di sinistra», per la solita questione dell'intoccabilità di una giornalista donna per giunta di sinistra. In effetti quasi nessuno si è levato, dal partito, per prendere le parti del povero Zingaretti trattato malamente da Repubblica. Solo Gianni Cuperlo è intervenuto confessando di aver trovato «davvero incomprensibile l'accento scelto da Concita De Gregorio per descrivere il tratto umano e politico di chi oggi, alla guida del Pd, si sobbarca una rotta tra le più complicate cercando ancora in queste ore di pilotare la crisi verso uno sbocco utile al paese». La segreteria Zingaretti non ha mai conquistato il cuore dei «radical chic», per usare un suo termine, della galassia dem, specie le redazioni amiche (cioè la maggioranza).

Diversamente da segretari che hanno plasmato una generazione di giornalisti di sinistra come ha fatto Walter Veltroni, e a differenza anche di Renzi che in un primo momento aveva ai suoi piedi i «giornaloni», Zingaretti è stato sempre visto come un normalizzatore dopo la stagione personalistica renziana, un ritorno alla vecchia Ditta, in cui è cresciuto seguendo la gavetta tipica del funzionario Pci. «Tanto una brava persona», ma ci vuole un'altra tempra politica per conquistare i salotti che contano.

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