Un caso giudiziario che, al momento, è però soprattutto politico. La vicenda relativa alla nave Gregoretti, che lunedì ha visto nella riunione della giunta per le immunità del Senato uno dei passaggi più importanti, al momento rimane confinata nella sfera politica del dibattito.
Come si sa, il caso è sorto alla fine dello scorso mese di luglio quando l’allora ministro dell’interno Matteo Salvini ha vietato lo sbarco dei migranti a bordo della Gregoretti, mezzo della Guardia Costiera, in Sicilia.
I fatti si sono verificati negli ultimi giorni di vita del governo Conte I, quello cioè composto da Movimento Cinque Stelle e Lega. Momenti dunque cruciali non sono dell’attuale legislatura ma, più in generale, degli attuali equilibri politici del nostro paese. Il caso Gregoretti ha iniziato ad assumere una certa rilevanza, quando la procura di Siracusa ha aperto un’inchiesta con al centro il mancato immediato sbarco dei migranti.
Al centro delle attenzioni degli inquirenti, l’operato di Matteo Salvini. Una circostanza quest’ultima che fa assomigliare, e di molto, il caso Gregoretti al caso Diciotti avvenuto quasi esattamente un anno prima. Infatti, entrambe le navi della Guardia Costiera sono state trattenute all’interno dei porti con i migranti a bordo dopo lo stop agli sbarchi voluto dal Viminale.
Inoltre, in entrambi i casi si è arrivati ad una medesima richiesta da parte del competente tribunale dei ministri di Catania: il processo nei confronti dello stesso Matteo Salvini. Solo che, per quanto riguarda il caso Diciotti, nello scorso mese di marzo la giunta per le immunità del Senato ha negato l’autorizzazione a procedere per l’ex ministro Salvini. Sul caso Gregoretti invece il discorso inizia ad essere molto diverso.
Come detto, ieri si è espressa la giunta per le immunità del Senato e l’esito è stato diverso rispetto alla votazione di marzo. Il Movimento Cinque Stelle, determinante per l’immunità concessa a Salvini sul caso Diciotti, non ha partecipato al voto così come lo stesso Partito Democratico. Forza Italia e Fratelli D’Italia si sono detti a favore dell’immunità, la Lega ha invece votato a favore su espressa indicazione del segretario del carroccio. La palla adesso è passata al Senato: l’aula di Palazzo Madama si esprimerà a fine febbraio.
E adesso vicenda giudiziaria e politica sono destinate ad intrecciarsi. Perché ovviamente il caso è nato da una richiesta da parte dei giudici del tribunale di Catania, ma alla fine, come per ogni provvedimento parlamentare, si dovrà andare alla “conta”. Ed in quel momento il discorso sarà puramente politico. L’impressione è che la partita si giochi sul filo dei dettagli.
Secondo la procura di Catania la posizione di Salvini dove essere archiviata, in quanto non c’erano i presupposti per il reato più importante contestatogli, ossia quello di sequestro di persona. Non l’hanno pensata alla stessa maniera i giudici del tribunale dei ministri. Così come rivelato nelle scorse ore dal Corriere della Sera, i giudici etnei hanno ritenuto invece di dover chiedere al Senato un approfondimento per indagare sul sequestro di persona.
“Ponendo arbitrariamente il proprio veto all’indicazione di un “place of safety” al competente dipartimento per le libertà civili e per l’immigrazione – si legge nelle pagine della richiesta fatta dal tribunale dei ministri ai senatori – ha determinato la forzosa permanete dei migranti a bordo dell’unità navale Gregoretti con conseguente illegittima privazione della loro libertà personale”.
Inoltre, sempre secondo i giudici, non c’erano motivazioni derivanti da pericoli di ordine pubblico per determinare una tale scelta: “Va osservato come lo sbarco dei 131 cittadini stranieri non regolari non potesse costituire un problema di ordine pubblico”, si legge infatti ancora tra le osservazioni dei giudici del tribunale dei ministri.
Ma il vero nodo della questione, forse vero perno dell’intreccio tra momento giudiziario e momento politico del caso, riguarda la domanda sulla posizione dell’intero governo Conte I: in particolare, l’esecutivo era al corrente della decisione di Salvini? Questo punto potrebbe apparire, in vista del voto in aula di febbraio, determinante sotto il profilo meramente politico. Secondo i giudici del tribunale dei ministri, il governo non era del tutto informato ed hanno citato una missiva trasmessa dalla presidenza del consiglio secondo cui la vicenda Gregoretti “non figura all’ordine del giorno dell’unica riunione del consiglio dei ministri tenutasi il 31 luglio e non è stata oggetto di trattazione nell’ambito delle varie ed eventuali”.
Con le memorie presentate ai colleghi senatori, Salvini sostiene invece il contrario. In particolare, l’ex ministro ha fatto riferimento a sette mail scambiate tra funzionari di Palazzo Chigi e della Farnesina in cui si parla proprio del caso Gregoretti: “Anche in questa occasione – è scirto nella memoria firmata da Salvini – emerge ancora una volta che, in linea con la prassi consolidata, la gestione dei migranti non rappresentava l’espressione della volontà autonoma e solitaria del Ministero dell’Interno, bensì una iniziativa del Governo italiano coerente con la politica relativa ai flussi migratori, definita anche nel Contratto di Governo, che non può essere svilita come mera posizione politica avulsa dalla complessiva strategia dell’Esecutivo”.
Se dovesse passare quest’ultima linea, potrebbero crearsi non pochi imbarazzi all’interno dell’attuale maggioranza ed in particolare del Movimento Cinque Stelle. Se il governo realmente sapeva, allora l’iniziativa sulla Gregoretti è ascrivibile, sempre da un punto di vista politico, anche agli alleati di allora di Salvini, per l’appunto i grillini. Il presidente per la giunta delle immunità, Maurizio Gasparri, nella sua relazione ha condiviso la linea di Salvini: “A prescindere dalla configurabilità o meno di un concorso nel reato del presidente Conte, elemento sul quale la giunta non può anzi non deve esprimersi, sicuramente – si legge nella relazione – è configurabile un coinvolgimento politico governativo di quest'ultimo comprovato innanzitutto dall'assenza di qualsivoglia presa di posizione contraria sulla conduzione del caso Gregoretti da parte del ministro Salvini e sulle scelte da lui operate”.
In poche parole, la responsabilità politica secondo questa ricostruzione sarebbe in capo all’intero esecutivo di allora.
E dunque, in base a questo dettaglio, in Senato fra un mese si giocherà la vera battaglia sul caso Gregoretti. Si andrà, come detto ad inizio articolo, alla conta e solo dopo, eventualmente, il caso da politico diventerà definitivamente giudiziario.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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